Signore Gesù, Il tuo Vangelo oggi è dedicato a quelli che vivono «dai tetti in su», o tengono nettamente separati i due piani, dedicando allo spirito un’ora alla settimana, e alla carne tutto il resto del tempo. Tu ci insegni che insieme si curano il corpo e la mente, si riempiono l’anima e lo stomaco! Tu ci raccomandi la concretezza, onde evitare di fare bei discorsi scordando di occuparci del prossimo che ha bisogno di noi. Tu che ti preoccupi che tutti abbiano da mangiare, oggi avresti da ridire sulla globalizzazione che non ha ancora risolto il problema della fame, quando le risorse sarebbero sufficienti a sfamare una popolazione decisamente maggiore. Tu aspetti la nostra risposta, sperando che non sia simile a quelle di Filippo ed Andrea. Non un alibi per continuare a salvaguardare un benessere spropositato, ma fatti concreti per migliorare almeno qualche vita, per restituire parzialmente quello che il nostro sistema ha portato via col colonialismo e le multinazionali. Se la merenda di un ragazzo ha cambiato la vita a cinquemila persone, cosa potremmo fare noi, piccolo gregge che diventa operativo?
Assurdo. Questo penseremmo se qualcuno, davanti a oltre cinquemila persone, ci chiedesse di provvedere il cibo per tutti, in un tempo e in un luogo in cui non c’erano supermercati o venditori così forniti. Forse il ragioniere di turno (Filippo nel vangelo odierno) ci aiuterebbe con calcoli precisi: non posseggono una cifra sufficiente. Un ragazzo sembra disposto a condividere i suoi cinque pani e due pesci: ma è così poco! Gesù parte proprio da questo dono: è prezioso, Dio va benedetto e ringraziato per questo cibo e per la generosità di chi l’ha messo a disposizione. Poi inizia a distribuire «quanto ne volevano». E, miracolosamente, ce n’è per tutti. Tanto da poter raccogliere dodici canestri con i pezzi avanzati, perché per Gesù «nulla» deve andare «perduto». Di fronte alla fame, alla povertà, alle crisi, abbiamo trovato mille ricette economiche e politiche, a volte attuate, a volte rimaste buone intenzioni, chimere, utopie. Gesù sembra ribadirci che Dio ha già provveduto a darci tutto il necessario, sulla terra, per i bisogni essenziali degli esseri umani. Compresa l’intelligenza e la creatività per trovare le soluzioni concrete adatte, come testimonia la moltiplicazione della produzione attraverso il progresso tecnico e scientifico. Ma nemmeno Dio, sulla terra, può e vuole fare a meno di quel ragazzo che compie il vero miracolo: la condivisione. La soluzione nasce proprio di lì.
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati,usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.
Per Cristo nostro Signore. Amen
O Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito.
Per Cristo nostro Signore. Amen
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