-Oggi la liturgia interrompe la lettura continua del Vangelo di Marco per proporci, nel prossimo mese, un capitolo del Vangelo secondo Giovanni. Si tratta del capitolo 6, che è una rivelazione di Gesù come Pane della vita. Il Vangelo di Giovanni non ha il racconto dell’ultima cena e dell’istitu-zione dell’Eucaristia, ma in questo capitolo si sofferma sul senso spirituale di questo mistero della presenza viva di Gesù nella sua Chiesa sotto il segno del pane. Sarà per noi l’occasione per rimettere al centro della nostra riflessione il grande dono dell’Eucaristia.
-Il capitolo inizia con questo racconto che è uno di quelli più conosciuti: nei vangeli viene narrato per ben sei volte. Il Vangelo di Giovanni è particolare rispetto agli altri: ha un linguaggio più simbolico e contemplativo, quini a volte più difficile per noi. Proviamo a coglierne alcuni aspetti.
-Innanzitutto, il segno del pane spezzato per le folle non nasce da una richiesta o da una esigenza materiale: non si parla di gente affamata come in altri vangeli. Del resto, Giovanni non parla mai di “miracoli”, ma sempre di “segni” compiuti da Gesù: se il miracolo ci richiama un fenomeno straordinario che viene incontro ad una profonda sofferenza o ad una situazione senza uscita, il segno rimanda ad un significato, senza dover risolvere per forza qualcosa. Pensiamo al primo segno compiuto da Gesù, quello dell’ac-qua mutata in vino alle nozze di Cana: certo, il vino era finito, e questo poteva compromettere il clima di festa, ma non è che la gente morisse di sete. Nessuno si era accorto di questa mancanza. Il segno compiuto da Gesù rimandò ad un oltre, ad un compimento di ciò che l’umanità non può darsi da sola, perché solo Gesù, il vero sposo, può dare al mondo il vino nuovo della gioia e della pienezza.
-Possiamo dire che di per sé il segno è uno spreco inutile: con tutta la gente che moriva di sete, Gesù trasformò dell’acqua in vino per gente che era sazia; con tanta gente che moriva di fame, Gesù diede del pane in abbondanza a gente che stava bene.
-Gesù stesso introduce questo segno con una domanda: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Lo dice sapendo già cosa sta per fare. Questa domanda è importante, perché ci suggerisce che ciò che Gesù fa per noi va al di là delle possibilità umane e non può essere “comprato” o “misurato”. Pensiamo al dono dell’Eu-caristia: di per sé non è indispensabile per la sopravvivenza umana, e infatti miliardi di persone vivono bene senza andare a Messa e senza fare la Comunione. L’Eucaristia non ci risolve dei problemi, non ci rende la vita più facile, non ci risparmia le malattie e le sofferenze. Per quasi tutte queste cose, basta pagare e si ottiene quello che si cerca: una bella casa, l’assistenza medica senza attese, il cibo in abbondanza, l’automobile che fa tutto da sola, lo smartphone di ultima generazione e tantissime altre cose. Di fronte a tutto questo la Messa, la Comunione, la Parola di Dio, la fede appaiono come degli optional superflui, non certo come necessità impellenti per la vita: basta pensare come tanti cristiani mettano la Messa e la preghiera in fondo alla lista delle cose urgenti, da mettere in programma se rimane tempo. Dobbiamo riconoscere che tante volte abbiamo ridotto la stessa Messa a servizio religioso per il quale si paga, perché se una cosa non costa non ha valore.
-Ma l’Eucaristia è un dono gratuito e porta in sé una logica diversa dalle nostre. È la ricchezza più grande proprio perché non si può comprare e non si lascia ingabbiare nella nostra lista di bisogni veri o presunti. Senza l’Eucaristia posso sopravvivere tranquillamente, ma non posso avere vita sovrabbondante, perché quella me la può dare solo Dio. Senza l’Eucaristia posso portare avanti obiettivi e progetti che diano senso al mio lavoro e alle mie fatiche, ma non posso trovare il senso pieno del vivere. Noi viviamo in questo mondo, ma non siamo fatti per questo mondo: abbiamo bisogno di qualcosa che ci supera, abbiamo fame e sete di eternità. Questo è il significato del segno dei pani spezzati per le folle: Gesù accoglie dalle mie mani i cinque pani e due pesci che servono alla mia sopravvivenza e ne fa vita sovrabbondante per tutti.
«E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”». C’è un eccesso nel dono di Gesù che è l’Eucaristia: un eccesso che però non diventa scarto, ma risorsa per chi deve ancora saziarsi. Nulla deve andare perduto! Quello che ricevi in questa Messa, non è solo per te, ma per tanti uomini e donne che incontrerai che hanno bisogno di quel pane senza saperlo. Quello che oggi non puoi esaurire, ti sazierà domenica prossima e ogni volta che avrai fame di vita piena, quando ti accorgerai che ciò che il mondo ti offre non può bastarti.
-Che questa Eucaristia che celebriamo insieme ci renda un solo corpo e un solo spirito e ci unisca in una sola speranza.