Chi è signore nella mia vita? Chi considero altolocato,
chi riverisco, a chi mi inchino e davanti
a lui sospendo le mie parole,
perché so di non essere al suo livello,
perché lui ne sa molto più di me?
Faccio così per te, mio Signore?
Chi è dio nella mia vita? Chi illumina la mia esistenza,
a lui mi volgo per conoscere i segreti della sapienza,
può permettersi di chiedere e io rispondo,
di chiamare e io vengo, di indicare e io obbedisco?
Faccio così con te, mio Dio? Eppure tra tutti i signori
e gli dei della mia vita, ne conosco soltanto Uno
che è totalmente interessato a me,
che non chiede nulla se non per il mio bene
e per quello dei miei simili. Sei tu,
l’unico Signore e Dio mio. Mi affido a te e non chiedo altro,
perché so che tutto è immaginato e offerto
affinché la mia vita sia una lode infinita a te.
È bello che san Giovanni Paolo II abbia dedicato la domenica successiva alla Pasqua alla misericordia. Il cuore di Dio e la sua attenzione ai miseri giunge a noi proprio con l’evento più importante del cristianesimo, la risurrezione, che evidentemente non abbiamo potuto constatare di persona. «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto», ci ricorda Gesù. Può capire i nostri dubbi, ma sottolinea che chi non ha fiducia si perde qualcosa di importante e decisivo. Nel Vangelo di oggi c’è misericordia per i suoi Apostoli impauriti e sconvolti, che Gesù, secondo l’evangelista Giovanni, non lascia troppo tempo orfani della certezza della risurrezione. Non c’è ombra di rimprovero per la lontananza o il tradimento dei suoi amici. Dona la pace e promette lo Spirito, prima di dare l’incarico prezioso di continuare la sua opera di salvezza e riconciliazione. C’è misericordia per Tommaso, che quasi lo sfida a mostrargli i segni della passione, per poterlo identificare con certezza.
La misericordia di Dio interpella la nostra capacità di misericordia: siamo capaci di metterci nei panni degli altri, prima di parlare, condannando e giudicando? Siamo capaci di dimenticare torti e offese, quando vediamo pentimento e volontà di fare pace? Siamo capaci di dare fiducia all’uomo e a Dio? Seguire Gesù risorto è anche questo.
Non è stato facile per gli Apostoli credere nella risurrezione di Gesù, evento inatteso e assolutamente nuovo. Altri uomini erano stati “risuscitati” in passato, e anche da Gesù. Ma lui non torna alla vita vecchia e mortale, riveste la vita immortale, libera dai limiti di quella terrena. La liturgia ci provoca a verificare l’autenticità della nostra fede nel Risorto, perché spesso corriamo il rischio di affermarla a parole e di non viverla nei fatti e nelle scelte della nostra vita.