II domenica T.P. anno B 7/4/2024
-A fare da sfondo a questa Parola che oggi ci viene annunciata c’è la fede pasquale in Gesù Cristo morto e risorto. Veniamo aiutati a confrontare la nostra fede con la Parola di Dio e con la testimonianza degli apostoli.
-Innanzitutto vediamo che quando nella Chiesa delle origini si parla di fede si intende qualcosa di molto concreto. Noi siamo abituati a pensare alla fede come l’adesione ad un’idea o a una dottrina. Vediamo invece come per i primi cristiani sia molto importante collegare la fede ad un’esperienza concreta e all’amore per i fratelli.
-San Giovanni apostolo, scrivendo alla sua comunità, mette tutti in guardia da una certa fede spiritualistica, che veniva portata avanti da diverse persone, le quali di fatto separavano l’amore per Dio dall’amore per i fratelli, senza porsi particolari problemi. Così scrive che «chi ama colui che ha generato (cioè Dio) ama anche chi da lui è stato generato (cioè i fratelli che credono in Gesù Cristo). Altri poi vivevano una fede sganciata dai comandamenti di Dio. A questi scrive: «in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti».
-La fede che vince il mondo, cioè le logiche terrene, è solo quella che porta all’amore concreto verso i fratelli e all’obbedienza ai comandamenti. Altre forme di fede non sono altro che logiche mondane rivestite di spiritualità (è la “mondanità spirituale” di cui parla Papa Francesco).
-Un esempio concreto di fede che vince il mondo sono le prime comunità cristiane, che si riconoscevano non semplicemente per quello che predicavano, ma per come vivevano l’amore fraterno. Raccontano gli Atti degli apostoli che «nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune». Posso non credere alle tue parole sulla carità e sulla provvidenza di Dio, ma se vedo che tu sei talmente libero dai beni terreni da mettere tutto ciò che hai a disposizione dei tuoi fratelli e che questo lo fai con gioia, e che il Signore provvede a te e ai tuoi fratelli, non posso non credere ai fatti.
-Oggi l’apostolo Tommaso entra nella nostra assemblea riunita per celebrare la risurrezione di Gesù e ci chiede conto della nostra fede: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Se non vedo che la Chiesa è davvero il Corpo di Cristo, purificato dall’esperienza della croce e capace di mostrare i segni dell’amore di Gesù Cristo, come potrò credere?
-Quali segni della fede possiamo noi offrire oggi come comunità del Risorto perché gli uomini credano che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché abbiano la vita nel suo nome? È una domanda seria e urgente, perché spesso la nostra vita contraddice il Vangelo che annunciamo; le logiche che muovono le nostre scelte sono esattamente quelle del mondo: la paura che soffoca la fiducia nella provvidenza di Dio; le divisioni che ci portano a guardarci dal fratello anziché donarci a lui; l’attaccamento ai beni terreni che chiude il nostro cuore alle necessità concrete dei poveri; l’adesione al pensiero e alla prassi dominanti, che ci porta a rifiutare l’insegnamento della Chiesa e l’obbedienza ai comandamenti, come se fossero superati.
-Abbiamo sostituito la fede in Dio con il cosiddetto buon senso e il realismo mondano. Da qui comincia la deriva della fede che si vede da tanti piccoli segni: ad esempio il non partecipare alla Messa domenicale e alla vita della comunità cristiana, portando avanti una spiritualità individualistica e certamente più comoda; la chiusura alla vita, che porta ad accettare e utilizzare senza scrupoli le tecniche contraccettive e a criticare come irresponsabile chi ancora fa tanti figli affidandosi alla provvidenza di Dio; la normalizzazione della convivenza fuori dal matrimonio, che mette davanti le pur comprensibili preoccupazioni di fronte all’incertezza economica e affettiva dei nostri tempi al desiderio di essere come coppie sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa nel mondo; la mentalità del sospetto e della chiusura nei confronti dei migranti e degli stranieri, come se fossero dei pericolosi invasori e non dei nostri simili da amare e accogliere; la giustificazione della guerra e del commercio delle armi come strumento più efficace del dialogo paziente per ottenere la pace.
-I primi cristiani erano ben riconoscibili perché davano segni di fede inequivocabili: il Signore risorto, che oggi viene a donarci la sua pace, ci aiuti a vincere sul mondo e sulle sue logiche, perché noi torniamo ad essere un segno credibile della sua risurrezione e della sua presenza viva tra gli uomini.