-Nel nostro percorso quaresimale di riscoperta delle alleanze di Dio arriviamo oggi ad un evento fondamentale: il dono della Legge. A noi può suonare strano che la legge sia un dono, forse ci sembra più un peso da sopportare, una limitazione alla nostra libertà. Quando si compiono 18 anni, ci si aspetta come regalo l’iscrizione a scuola guida, o addirittura l’automobile; ma se invece si riceve in dono il codice della strada, non credo che questo susciti un grande entusiasmo. Eppure la legge è necessaria perché la libertà acquisita non diventi uno strumento di morte per sé e per gli altri.
-Il dono della Legge, delle dieci parole (o comandamenti, come li conosciamo meglio), è l’alleanza che Dio stringe con il popolo che ha liberato dalla schiavitù. Abbiamo visto come prima Dio abbia stretto l’alleanza con l’umanità e tutto il creato; poi con Abramo, al quale promette una terra e una discendenza numerosa; ora l’alleanza è con il popolo nato da Abramo. Anche in questo caso, l’alleanza è il frutto di una morte e risurrezione: la dura schiavitù in Egitto e la prodigiosa liberazione sotto la guida di Mosè. Dio offre al suo popolo lo strumento per vivere da risorto, per usare bene la propria libertà, per essere un segno in mezzo a tutti gli altri popoli, i quali riconosceranno la grandezza di Dio non tanto per i suoi interventi prodigiosi, quanto per la testimonianza di un popolo che non vive secondo la sapienza di questo mondo, rimanendo fedele all’unico Dio.
-Quella della ricerca dei segni è una costante della vita religiosa di tanti. Dice san Paolo che i Giudei chiedono segni; a Gesù che entra nel tempio cacciando tutti fuori viene chiesto: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». I segni sono necessari, ma dobbiamo stare attenti, perché la ricerca di segni esteriori straordinari normalmente coincide con l’indisponibilità a obbedire alla Legge di Dio e a credere in lui.
-Quando Israele disobbedisce alla legge di Dio e lo provoca chiedendo dei segni, smette di essere un segno per gli altri popoli. Perché il segno di Dio è la sua alleanza con noi: se stiamo dentro all’alleanza, noi stessi diventiamo il segno di cui il mondo ha bisogno, proprio perché la nostra vita diventa un giudizio per questo mondo, la nostra sapienza mette a nudo la falsa sapienza di questo mondo, la nostra debolezza riduce a nulla la potenza di questo mondo.
-Quando un segno esteriore perde la propria potenza spirituale, diventa un anti-segno, qualcosa che contraddice Dio: un esempio è il tempio di Gerusalemme pieno di venditori. Di per sé la Legge prevedeva che ci si presentasse al tempio offrendo sacrifici, per cui si dava la possibilità di acquistare sul posto gli animali per i sacrifici, cambiando le monete in uso nell’impero romano (impure, perché portavano l’immagine dell’imperatore) con altre lecite. Gesù non contesta l’osservanza della Legge, ma il suo svuotamento. Infatti il sacrificio di animali doveva essere segno di un altro sacrificio, quello gradito a Dio: la conversione del cuore, la giustizia, l’amore per i poveri. Ma Gesù, che conosceva quello che c’è nell’uomo, sapeva bene che era diventato tutto una facciata, rendendo così la casa del Padre un mercato. Il rapporto stesso con Dio era diventato un mercato: io ti offro queste cose per avere da te qualcosa in cambio. Per questo Gesù annuncia l’unico segno autentico: non più il tempio in muratura, ma il tempio del suo corpo, che verrà distrutto e riedificato con la sua morte e risurrezione.
-Ecco qual è l’unico segno per nutrire la nostra fede: non i miracoli, non i segni di potenza o il successo dei cristiani, non gli splendidi luoghi di culto, ma solo Gesù Cristo morto e risorto per noi. Non quello che noi facciamo per Dio, rappresentato dal tempio di Gerusalemme, ma quello che lui ha fatto per noi, un tempio non fatto da mani d’uomo, il Signore Gesù che anche oggi ci dirà: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo”.
-Che Dio purifichi la nostra fede in questo cammino quaresimale, perché veniamo liberati dalla religione del mercato e riconosciamo in Cristo crocifisso la versa sapienza e la vera potenza che ci salva.