-Sospinti dallo Spirito Santo nel deserto della Quaresima, iniziamo insieme a Gesù questo itinerario che ci aiuta a riscoprire la bellezza della nostra umanità originaria, come Dio l’ha creata, libera dal peccato. Dal peccato, non dalle tentazioni, perché ciò che ci rende unici fra tutte le creature fatte da Dio è il dono della libertà, di una coscienza che può scegliere tra il bene e il male. Quante volte si sente dire: «perché Dio non interviene? Perché non fa niente per far finire la guerra, per evitare le stragi, per fermare chi fa il male?». La libertà è un dono difficile, come il male umano è un mistero grande. Siamo fatti per il bene, tutti in fondo desideriamo il bene, eppure spesso scegliamo il male.
-Venendo nel mondo, Dio non ha eliminato il male. Non si è rifatto un mondo su misura. Gesù nel deserto «stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano»: questa è l’immagine più vera della nostra vita, posta tra la miseria e la grandezza. Dio ha messo gli angeli al nostro servizio, perché siamo suoi figli; ma non ha fatto sparire ciò che ci mette in pericolo, le debolezze, le paure, il frutto avvelenato del peccato che ha sovvertito la bontà di tutte le nostre relazioni. Così nella vita sperimentiamo tutte le forme del male: da quello che viene dagli altri uomini a quello delle malattie e della sofferenza, a quello delle calamità naturali, a quello della morte delle persone care. Noi vorremmo una vita tranquilla e senza intoppi; Gesù però ci ha mostrato come siamo chiamati a realizzarci proprio dentro questa tensione tra bene e male, tra grandezza e miseria, senza esaltarci e senza scandalizzarci.
-La Chiesa è il segno di questo, è l’arca di Noè che ci salva dalle conseguenze del peccato umano ma non dalla nostra debolezza. La Chiesa cammina nel deserto di questo mondo, sperimentando al tempo stesso la propria santità e la debolezza dei suoi figli. Dio non ha fatto alleanza con un’umanità perfetta e realizzata, con una natura ordinata e in armonia, ma con una creazione ferita dal peccato, eppure percorsa dalla speranza indistruttibile di un compimento.
-In questa quaresima siamo chiamati a riconoscere le alleanze di Dio lungo la storia, a partire da quella originaria. Prima di fare alleanza con un popolo, Dio la fa con tutta la creazione. Senza questa alleanza non possiamo comprendere le altre, come senza la creazione non possiamo capire la redenzione compiuta da Gesù morto e risorto.
-Come scrive san Paolo nella lettera ai Romani, «l’ardente aspettativa della creazione (…) è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità (…) nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,19-21).
-La prima conversione che siamo chiamati a vivere non riguarda il nostro essere cristiani, ma il nostro essere umani, parte della creazione di Dio. È un passaggio che troppe volte viene saltato, così che ci sono tanti cristiani non umani, e quindi nemmeno davvero cristiani, perché Gesù Cristo si è fatto uomo e ha preso su di sé la nostra debolezza. Spesso viviamo una religiosità disincarnata, che ripudia l’umano come elemento di disturbo nel rapporto con Dio e che è incapace di vivere una vera compassione per le debolezze umane.
-L’altro aspetto di questa conversione riguarda il rapporto con la creazione, che Dio ci ha affidato perché la curassimo e la custodissimo, mentre ci siamo accaniti contro di essa, dimenticandoci che ne facciamo parte e che è un dono prezioso di Dio. Sull’arca di Noè Dio vuole anche tutti gli animali, perché ama ogni creatura vivente e fa alleanza con ogni essere vivente. La conversione quaresimale passerà quindi necessariamente attraverso un rapporto nuovo con il creato, assumendo pratiche e stili di vita controcorrente rispetto a ciò che la nostra società consumistica ci impone, ricordandoci che ogni cosa che facciamo lascia un’impronta in questo mondo. È a partire dalle piccole cose che rispondiamo all’ardente aspettativa della creazione che attende la salvezza di Dio.
-In questo tempo santo guardiamo dunque a Gesù, l’uomo nuovo, che ha scelto di condividere in tutto la nostra condizione fragile e altissima, e convertiamoci per tornare ad essere davvero umani. Solo così potremo anche credere nel Vangelo.