VI domenica T.O. anno B 11/2/2024
-Questo incontro di Gesù con il lebbroso è molto particolare, perché rompe il ritmo narrativo del Vangelo di Marco proiettandoci in una dimensione fuori dal tempo e senza indicazioni di luogo. Si conclude dicendo che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma poi proseguendo vediamo Gesù che entra a Cafarnao insegna in casa davanti a tantissima gente.
-Questa parentesi ci permette di collocare l’incontro di Gesù in qualunque spazio e tempo, anche nel nostro. È l’incontro di Gesù con ciascuno di noi.
-In che senso possiamo riconoscerci nel lebbroso? Lo capiamo meglio se consideriamo che cosa significava nel popolo d’Israele questa malattia. La legge di Mosè, come abbiamo visto nella prima lettura, aveva indicazioni precise sui lebbrosi: se venivano riconosciuti come tali dai sacerdoti, dovevano auto isolarsi, vivendo fuori dal luogo dove viveva la gente e identificandosi come impuri. Questo per impedire il contagio (noi che siamo passati nel terribile tempo della pandemia sappiamo cosa significhi isolarsi da tutti). La lebbra era considerata diversa dalle altre malattie, perché rendeva il corpo come quello di un cadavere in decomposizione. Il lebbroso era un morto vivente, ed era assolutamente vietato toccare i cadaveri, per non rendersi impuri. In realtà al tempo di Mosè veniva definita lebbra qualunque malattia della pelle, che di per sé poteva guarire; in tal caso si poteva essere riammessi nella società.
-Per le sue caratteristiche, la lebbra era il simbolo per eccellenza del peccato e delle sue conseguenze. In questo senso capiamo bene come noi oggi possiamo riconoscerci nel lebbroso che incontra Gesù. Un uomo disperato, perché si rende conto di non poter essere purificato da solo. Il peccato mi dà la morte giorno dopo giorno, mi rende schiavo, mi allontana da Dio e dagli uomini.
-Ma ecco che Gesù, vero Dio e vero uomo, compie un gesto inaudito: anziché tenersi a distanza dal lebbroso, magari purificandolo con una formula di guarigione, tende la mano verso di lui e lo tocca. C’è un movimento interiore che spinge Gesù ad andare contro la lettera della Legge per conservarne lo spirito profondo: Dio infatti ha fatto l’uomo per la vita, non per la morte. Dio sente compassione per le sue creature e si sdegna per tutto ciò che va contro la vita.
-Lo stesso avviene per il peccato dell’uomo: Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Questo è il messaggio del tempo di Quaresima che sta per cominciare: non disperarti mai per il tuo peccato: Dio non vuole condannarti, ma salvarti. Lasciati toccare da lui nel sacramento della Riconciliazione, per poter essere riammesso nella piena comunione con lui e con la Chiesa.
-E ora pensa al lebbroso come a tutte quelle persone che si sono allontanate da Dio e dalla fede, o che semplicemente sono emarginate dalla società per qualche motivo. Tu sei chiamato a fare quello che fa Gesù: non tenere le distanze, non condannare o rimanere indifferente, ma senti in te muoversi le viscere di misericordia, senti in te anche lo sdegno verso tutte le ingiustizie, le leggi disumane, le mancanze di amore che privano le persone della loro dignità e che scartano i più deboli. Quante volte le persone si sono sentite giudicate e allontanate dai cristiani! Non usare mai la legge di Dio e la religione contro l’uomo, fosse anche colpevole, ma da’ gloria a Dio facendoti prossimo al debole, all’emarginato, al povero, al peccatore. Non chiederti semplicemente come evitare il male o cosa sia lecito fare, ma cosa dà gloria a Dio: questo è il criterio del Vangelo, quello che ci aiuta a comprendere profondamente la Legge di Dio che Gesù è venuto a compiere e non ad abolire.
-Disponiamoci a vivere il tempo santo della Quaresima contemplando l’amore di Dio che si è manifestato in Gesù: lui sulla croce ha eliminato ogni separazione e distanza e ha preso su di sé la nostra lebbra, il nostro peccato, morendo fuori dalla porta della città perché noi potessimo essere accolti nella Chiesa, che è la comunità dei morti riportati alla vita e dei peccatori perdonati per dare gloria a Dio solo.