«Dov’è colui che è nato?»
-Questa domanda scosse quel giorno il torpore di Gerusalemme, interrompendo il solito tran-tran della città santa e creando un insolito turbamento generale. La visita di quei magi d’oriente divenne presto la notizia del giorno, ma non venne presa come una buona notizia. Infastidì coloro che compivano i sacrifici nel tempio, perché sembrava mettere in discussione che quello era l’unico luogo in cui bisogna adorare. Irritò Erode il grande, che non poteva accettare che nascesse un Re dei Giudei diverso da lui. Mise in imbarazzo gli scribi, che conoscevano bene le promesse dei profeti nelle Sacre Scritture, ma non erano preparati all’eventualità che queste promesse potessero davvero compiersi. Non erano dei credenti in attesa, ma degli studiosi appagati del proprio mestiere.
-Così quel giorno Gerusalemme perse la grande occasione per incontrare il suo Dio. Non sentì la gioia cantata dal profeta Isaia di fronte all’accorrere di popoli lontani: questo ci dice come possiamo anche conoscere le Scritture ed emozionarci nell’ascoltarle, ma se non crediamo che queste sono vive e si compiono davvero nella nostra vita, non potremo mai incontrare il Dio in cui affermiamo di credere.
-Oggi tanti bussano alla nostra porta, ci interpellano per chiederci: «Dov’è colui che è nato?». Questo Gesù, che si festeggia a Natale, dov’è? Sono i magi dei nostri giorni: non sempre persone buone e gentili, più spesso persone che non credono e ci provocano, ci deridono, ci disprezzano, ci umiliano, bestemmiano; eppure, portano con sé questa domanda, frutto di una luce misteriosa che è apparsa all’oriz-zonte della loro vita, che li interroga, li destabilizza, non li lascia mai del tutto in pace. Questa luce magari è stato un incontro con qualche cristiano che vive in modo alternativo, che sa perdonare, che non rinuncia a sperare neanche in mezzo alle prove. Ma si tratta di una piccola luce che poi è sparita, lasciando in loro una segreta nostalgia di qualcosa che non conoscono ancora, o che hanno abbandonato da tempo. Vengono da noi, nella Chiesa, per chiederci: “dov’è questo Gesù? Fammelo vedere! Dove posso trovarlo?”
-Che cosa trovano da noi questi cercatori anonimi di Dio? Il timore è che trovino spesso qualcosa di simile alla città di Gerusalemme al tempo dei magi: comunità chiuse nelle loro abitudini, cristiani stanchi e sfiduciati, preti senza slancio e chiusi nel loro mestiere di annunciare ciò che non attendono. Trovano una Chiesa a volte impreparata a rispondere alle domande dei “lontani” di oggi, perché magari ha risposte giuste, ma per domande che non vengono più fatte, e forse poca disponibilità ad un ascolto sincero e non paternalistico dell’umanità concreta di oggi con il suo carico di sofferenze e di contraddizioni.
-Oggi questa festa dell’Epifania ci rivela che non potremo arrivare all’incontro con il Signore Gesù senza questi cercatori di Dio, quelli che ci pongono domande scomode, quelli che forse oggi sono più in movimento di noi, che ci siamo seduti sulle nostre certezze e facciamo fatica ad accettare quel cammino sinodale che ci viene proposto: non possiamo arrivare a Gesù se non camminiamo tutti insieme, se non ci mettiamo tutti in ricerca, mettendo ciascuno i propri doni al servizio degli altri. Chi è lontano ha bisogno di noi, perché gli apriamo le Scritture con il dono dello Spirito che abbiamo ricevuto; noi abbiamo bisogno di chi viene da lontano per imparare di nuovo a far palpitare e dilatare il cuore, a guardare il cielo e a camminare con perseveranza verso ciò che ancora non conosciamo. Così, come i discepoli di Emmaus, potremo insieme riconoscere e adorare Gesù presente e rimetterci sempre in cammino per portarlo a tutti.