-Inizia il tempo dell’Avvento, che quest’anno sarà brevissimo, appena tre settimane, quasi a ricordarci che non c’è tempo da perdere né spazio per le distrazioni, perché non sappiamo quando il Signore verrà. Non dobbiamo lasciarci ingannare dalle luci prenatalizie: l’Avvento ci ricorda che la nostra attesa di Gesù che viene è una veglia notturna. Il padrone di casa della parabola, dice Gesù, verrà in un’ora imprecisata della notte, non del giorno: «alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino». Questo è vero, perché la nostra storia è immersa nelle tenebre e il nostro cammino di fede è un cammino nell’oscurità. La nostra vita è un travaglio, e l’unica luce che ci guida è la sete che ci fa tendere verso Dio, che è la fonte (S. Giovanni della Croce). Sembra poco, ma è davvero questa sete a fare la differenza: si chiama speranza, ed è la virtù cristiana che in Avvento vogliamo riscoprire. Nel suo messaggio per la giornata mondiale della gioventù di domenica scorsa, il Papa scriveva: «Davanti ai drammi dell’umanità, soprattutto alla sofferenza degli innocenti, anche noi, come preghiamo in alcuni Salmi, domandiamo al Signore: “Perché?”. Ebbene, noi possiamo essere parte della risposta di Dio».
-Risuonano oggi le parole accorate del profeta Isaia, tra le più belle preghiere della Bibbia, aperte da un “perché?”: «Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?». E ascoltando queste parole abbiamo negli occhi tanto male, quello delle guerre con tutte le sue assurde atrocità, quello di tante donne uccise da uomini incapaci di amare, quello dei morti sul lavoro, quello dei migranti morti nei nostri mari, quello di tutte le ferite inferte al creato; e poi i nostri peccati con cui ci siamo allontanati da Dio e abbiamo rotto la comunione con i fratelli… perché tanto male? Perché, Signore, permetti che induriamo così il nostro cuore?
-Noi possiamo essere parte della risposta di Dio. Come? Coltivando la speranza, che «non è facile ottimismo», ma «la certezza, radicata nell’amore e nella fede, che Dio non ci lascia mai soli e mantiene la sua promessa». Il poeta Charles Peguy, in una bellissima opera dedicata alla virtù della speranza, scrive: «La piccola speranza avanza fra le sue due sorelle grandi e non si nota neanche. […] / È lei, quella piccina, che trascina tutto. / Perché la Fede non vede che quello che è. / E lei vede quello che sarà. / La Carità non ama che quello che è. / E lei, lei ama quello che sarà. […] / È lei che fa camminare le altre due. / E che le tira.
/ E che fa camminare tutti quanti».
-Solo la speranza sostiene la Chiesa nella veglia durante la lunga notte di questo mondo; è lei che ci fa costruire ostinatamente il bene nonostante sembra che il male distrugga tutto. L’Avvento ce lo viene a ricordare, perché non ci lasciamo addormentare dalla rassegnazione, dall’abitudine ai nostri peccati, dall’assuefazione al male che ci circonda. Ci fa tenere fisso lo sguardo al futuro, facendo memoria del passato, delle grandi opere di Dio: «Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui». Dio è fedele alla sua opera, nonostante i nostri peccati e le nostre infedeltà: per questo noi sappiamo che non ci abbandonerà nelle tenebre, ma verrà a visitarci come Re di giustizia e di pace.
-C’è un’immagine del profeta Isaia particolarmente evocativa che possiamo portarci a casa all’inizio di questo tempo di Avvento, l’immagine dell’argilla: «noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani». Il tempo liturgico, che scandisce il cammino della Chiesa nella storia, è come un tornio, nel quale il Signore ci plasma continuamente. Noi possiamo prendere forme sbagliate a causa dei nostri peccati, ma lui è sempre capace di rifarci a sua immagine, di fare di noi dei capolavori. L’amore di Dio è più grande dei nostri peccati: questo è il motivo per cui camminiamo nella speranza, illuminati dalla sete che ci porta verso la fonte d’acqua viva, che è Dio stesso, e ci rende vigilanti nell’attesa del Signore Gesù Cristo. Egli ci renderà saldi sino alla fine, fino al giorno della sua venuta.