-Avvicinandoci ormai alla conclusione dell’anno liturgico, siamo invitati a fissare la mente e il cuore alle ultime realtà, che sono quelle che il mondo ci spinge a ignorare o a banalizzare: la morte, il giudizio, l’inferno e il Paradiso. Il catechismo di una volta li chiamava i “Novissimi” e dava loro grande importanza; ora si tende un po’ a tralasciarli: la morte perché fa paura e non si sa che dire; il giudizio, perché si pensa che se Dio è buono non può giudicarci; l’inferno perché per lo stesso motivo si ritiene sia vuoto e addirittura molto cristiani non credono neppure nell’esistenza del diavolo; il paradiso, perché lo si ritiene una favola per bambini.
-Occorre il dono della sapienza per comprendere la vera importanza di queste realtà. Questa sapienza non è il frutto di grandi studi intellettuali o di fini ragionamenti. Dice san Paolo che si tratta di una sapienza che non è di questo mondo: «Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria» (1Cor 2,7). Gesù ringrazia il Padre perché ha nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti di questo mondo e le ha rivelate ai piccoli.
-Questa sapienza, ci dice la prima lettura, è splendida e si lascia trovare facilmente da chi la cerca; previene coloro che la desiderano, li viene a cercare. Come spesso capita per le cose di Dio, noi le cerchiamo lontano mentre sono molto vicine; le cerchiamo fuori di noi mentre sono già dentro di noi. Noi abbiamo ricevuto la Parola del Dio vivente, la verità che ci rende liberi, la fonte della vera gioia; eppure siamo sempre in affanno alla ricerca di queste cose altrove, che sia in qualche filosofia orientale o in qualche presunta rivelazione del santone di turno o nell’oroscopo. Cerchiamo gli effetti speciali e le novità, quando Dio si rivela nel nostro quotidiano come «Colui che è, che era e che viene». La Parola di Dio si è fatta carne, e noi la cerchiamo in esperienze disincarnate e quindi disimpegnate.
-Assomigliamo così a quelle vergini della parabola, che portano con sé la lampada senza olio. Non sono cattive, ma dimostrano di non avere sapienza; come se noi andassimo nel bosco di notte con la torcia, senza verificare che le pile dentro funzionino. La nostra religiosità a volte è così: una bella lampada accesa, ma in riserva di olio. È la religione del calcolo: faccio conto di sapere quando verrà il Signore e quindi mi preoccupo solo del presente, come se tutto si risolvesse dentro un orizzonte terreno. Faccio i calcoli sulla mia vita, la progetto come se mi appartenesse, mentre non so quando dovrò lasciare questo mondo. Faccio i calcoli anche con Dio, dedicandogli il minimo indispensabile del mio tempo e delle mie energie.
-Forse però lo sposo tarderà e la notte scenderà e io mi addormenterò nel sonno della morte. A quel punto non avrò più la possibilità di procurarmi l’olio: la venuta del Signore mi troverà per come sono, per quello che ho fatto o non fatto nel corso della mia vita. Dopo la morte non si cambia più nulla.
-Attento a non fare i calcoli sull’incontro con il Signore! Attento a non dire: mi convertirò domani, c’è tempo per cambiare, oggi no… Solo oggi puoi fare scorta di olio, domani non lo sai. Se il Signore tarda non è per negligenza, ma perché vuole darti un’altra possibilità di cambiare, di fare scorta abbondante di amore, di opere buone; ma tu non abusare di questo tempo donato, perché non torna!
-Vivi questo giorno come se fosse l’ultimo; sii oggi una luce nella notte, stai pronto all’incontro con Gesù che viene. Veglia, perché non sai né il giorno né l’ora.
-Questi pensieri non devono mettere paura: se abbiamo ricevuto la sapienza che viene da Dio, non possiamo essere tristi come quelli che non hanno speranza. Noi crediamo e proclamiamo che Gesù è morto ed è risorto: in lui noi siamo morti e risorti, così che non abbiamo più paura della morte. Paolo non usa in realtà la parola “morti” per indicare i defunti, ma “gli addormentati”, per indicare che, come le vergini della parabola, sono in attesa di svegliarsi. Una volta che noi siamo morti in Cristo nel battesimo, non possiamo più morire, ma solo addormentarci nell’attesa dell’incontro pieno con lui. Per questo non facciamo calcoli sull’olio di scorta: perché viviamo nel desiderio ardente di Dio, e per lui non vogliamo risparmiare su nulla, come la sposa che si prepara per ore perché desidera essere trovata bellissima per l’incontro con lo sposo.
-Il Signore ci doni la vera sapienza, perché sappiamo valutare bene le cose della terra nella continua ricerca dei beni del cielo.