Ti prego, Signore,
non farmi diventare nessuno,
se non sono in grado di superare le tentazioni
degli scribi e dei farisei.
Non lasciarmi vantare di essere cristiano,
se non sono capace di vivere
quello che sbandiero dagli amboni e dai libri.
Non farmi sentire teologo se complico la vita degli altri
chiedendo cose impossibili e assurde
che nella mia condizione non potrei mai sfiorare.
Non darmi un incarico direttivo,
se poi mi assegneranno gli uffici migliori,
le prime file e le vie privilegiate,
schiaffo agli ultimi che non avranno
le stesse possibilità. Non darmi una cattedra,
se non mi metto alla ricerca della verità,
giorno dopo giorno, libro dopo libro,
ben attento di indicare sempre il Maestro,
unica fonte attendibile che tutti dobbiamo approfondire.
Non darmi allievi,
se non sono capace di mettermi a loro servizio,
di abbassarmi al loro linguaggio,
di far conoscere l’affetto che supera il ruolo,
la passione che supera le difficoltà.
Non darmi una bella vita, se non sono capace
di condividerla con chi ha avuto meno opportunità
Il Vangelo che oggi viene presentato alle comunità cristiane spinge all’esame di coscienza tutti coloro che hanno degli incarichi o si riconoscono in esse. La nostra vita interiore, familiare, professionale, sociale è allineata con le richieste, i valori e gli atteggiamenti di Gesù? Siamo coerenti, nelle azioni concrete, con le parole di fede che professiamo nell’Eucarestia? Ci comportiamo bene perché ne siamo convinti o per essere accettati e ammirati dalla gente? Andiamo alla ricerca dei primi posti, dei complimenti, dell’onore o ci basta la carezza dello sguardo benevolo di Dio? Ci sentiamo insegnanti e maestri, o riteniamo di aver sempre bisogno di imparare a seguire Gesù?
Nei consigli che dispensiamo e nei giudizi che siamo chiamati a esprimere, ci accorgiamo della realtà che gli altri stanno vivendo, o ci limitiamo a ragionare per principi e slogan, caricando sulle loro spalle fardelli pesanti che noi non muoviamo neanche con un dito?
E infine, ci sentiamo superiori a chi si è ritrovato in un’altra o in nessuna fede? Gesù non smette di ricordarci che «chi si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» Tutto ciò che abbiamo e che siamo non è sempre merito nostro. È il frutto di occasioni e possibilità che la vita – e quindi il buon Dio – ci ha offerto. Certo, noi siamo stati capaci di prenderle, di sfruttarle, di svilupparle. Questo però non deve essere un vanto ma una responsabilità: i «grandi» sono quelli che le mettono a servizio di tutti. Sia così anche per noi.