Sono Pietro anch’io, Signore, e non soltanto di nome.
È facile seguirti quando tutto mi è chiaro,
quando l’immagine è evidente,
quando il tuo potere è all’apice.
E come Pietro non ho esitato,
ti son venuto dietro con un pizzico d’incoscienza.
Ma quando il vento delle critiche si è alzato,
quando le onde delle persecuzioni mi hanno avvolto,
quando mi sono sentito solo ed incapace,
quando ho perso i riferimenti attorno a me
e i dubbi hanno avuto il sopravvento,
ho rischiato seriamente di affogare.
Questo è stato il momento più difficile:
provarci da solo, perdere la speranza, bestemmiare la tua presenza.
Poi, il lampo dell’ultimo miraggio, e l’urlo: Signore, salvami.
Signore, tu non hai risposto subito,
o forse non avevo orecchi per sentire.
Volevo che tu fermassi il vento,
che mi facessi compiere passaggi strabilianti,
come un giocoliere che non vuole perdere
l’applauso dello spettacolo.
Invece tu tendevi la mano, chiedendo
che ti porgessi la mia. E infine, come con Pietro,
l’hai afferrata tu, rammaricandoti per la mia poca fede.
Non ne sono capace, Signore, perdonami.
Forse non imparerò mai, ma ora sono qui,
immaginandomi gli occhi nei tuoi, e vedo la notte più chiara.
Ci saranno ancora tempeste, ma tu mi guiderai nel porto,
dove non potrò più avere paura.
«Anche quando il mare è in tempesta trovare un punto dove tutto è calmo»: questo è l’amore (e Dio) secondo Beatrice, protagonista affetta da leucemia nel film Bianca come il latte, rossa come il sangue tratto dal romanzo omonimo di Alessandro D’Avenia.
Sappiamo bene quanto sono dure le tempeste della vita: lutti, malattie, inganni, persecuzioni. Difficile rimanere in piedi, continuare a navigare, non lasciarsi sconfiggere dal pessimismo e dalla paura. La parola di Dio oggi ci presenta due situazioni difficili: per il profeta Elia, in fuga dalla collera della crudele regina Gezabele; per gli Apostoli, ritrovatisi di notte in mezzo al Mar di Galilea, soli e in balia delle onde. I due brani ci assicurano la vicinanza di Dio, che è la brezza leggera dopo il vento impetuoso, il terremoto, il fuoco; è la quiete dopo la tempesta. Dio è con gli esseri umani, ma dov’è la loro fede? Gli Apostoli scambiano Gesù per un fantasma, gridando di paura. Pietro lo mette persino alla prova, chiedendo un segno miracoloso né necessario né utile. La sua camminata sull’acqua non è sostenuta dalla fede, e necessiterà dell’intervento conclusivo di Gesù affinché non si tramuti in tragedia.
Non ci deve sfuggire un particolare: Gesù aveva appena trascorso una parte della giornata e la sera da solo, in preghiera. Anche per lui, vero uomo, questo era il nutrimento necessario alla fede. Come per la Beatrice sopra citata, che aveva raccolto i suoi pensieri in un diario rivolto a un «tipo tosto, gagliardo, pieno di idee»: Dio.
Noi attribuiamo a Dio le immagini che ci siamo fatte di lui. Dio è diverso da come lo immaginiamo e va anche oltre qualunque schema teologico. Lungo la storia di Israele il Signore si è rivelato progressivamente, ma solo in Gesù noi abbiamo conosciuto il suo vero volto. La Parola di Dio e l’Eucaristia ci conducono nel cammino della nostra vita a conoscerlo sempre più profondamente, fino a quando lo vedremo faccia a faccia.