Non è facile accogliere davvero, Signore.
Non è facile spostarsi dal centro di sé
e avere uno sguardo periferico,
abbandonando le proprie sicurezze
e fidandosi della bontà altrui.
Non è facile immaginarsi nel torto
o nella limitata comprensione della realtà,
quando ci abbiamo investito tanto
e ora stiamo in equilibrio sulle nostre certezze.
Non è facile interessarsi di persone estranee,
accorgersi delle loro ricchezze più o meno nascoste
e comprendere le loro esigenze,
spesso diverse o lontane dalle nostre.
Non è facile farsi carico
di chi non è nella stretta cerchia della famiglia,
di chi a pelle non ci è simpatico,
o semplicemente turba la nostra tranquillità.
Non è facile mettersi nei panni
di chi ha origine, indole, percorso diverso da noi,
accettare le sue tradizioni e convinzioni,
cercare punti d’incontro anziché sottolineare
ciò che di ben visibile ci divide. Non è facile pensare a chiunque,
soprattutto se scomodo o pericoloso, come a un fratello,
un figlio dello stesso nostro Dio, che può essere accolto davvero
soltanto nell’accoglienza del diverso da noi. Non è facile, ma sei Tu.
Ci potrebbe essere un incontro migliore,
per noi?
Cosa significa accogliere il Signore? Certamente concedergli di essere se stesso; riconoscere la nostra distanza e differenza da Lui; provare a vedere le cose dal suo punto di vista, scoprendo che è quello che rende più bella, giusta e vera l’umanità. Già, perché Cristo ci assicura che nessun gesto di accoglienza «perderà la sua ricompensa», neanche un semplice bicchier d’acqua. Come la prima lettura ci narra della generosa ospitalità di una donna nei confronti del profeta Eliseo, che sarà premiata dalla nascita di un figlio.
Nel tempo in cui vengono redatte le altre letture di questa domenica (la lettera ai Romani, il Vangelo di Matteo), i discepoli devono affrontare ostacoli e persecuzioni; sono un piccolo gruppo di credenti, tenuti insieme da una fragile rete di conoscenze, e si trovano a volte isolati e divisi dalle loro famiglie di origine. Sì, c’è una croce pesante da portare, anche quando è soltanto metaforica rispetto a quella di Cristo; sì, padre o madre, figlio o figlia possono non condividere le loro scelte e seguire un’altra strada; sì, a qualcuno la fedeltà alla fede richiederà persino la vita. Ma non si devono scoraggiare: anzi, sappiano di essere benedetti perché chi li accoglie è come se accogliesse Gesù in persona. In questo secolo i cristiani forse saranno chiamati a essere di nuovo un piccolo gregge, incompreso, snobbato o persino perseguitato. Anche in queste condizioni dovranno tornare ad accogliere il Signore e la realtà per quello che sono. Con la fiducia che «Cristo, risorto dai morti, non muore più» (San Paolo). E noi con lui.
UNA MANO SUL CUORE
Recentemente la nostra Parrocchia ha sostenuto diverse spese straordinarie.
Rifacimento bagno nelle opere parrocchiali € 15.977; pulizia dei tetti dal guano dei piccioni da tetti e pluviali € 1.588; potatura, abbattimento e smaltimento alberi € 3.872.
Il Signore ricompensi coloro che vorranno contribuire, nella misura delle loro possibilità