-Il discorso di Gesù agli apostoli che sta per inviare in missione, di cui abbiamo ascoltato alcuni tratti nelle ultime due domeniche, si conclude con le parole che abbiamo ora proclamato. Sono parole al tempo stesso impegnative e consolanti, perché mettono insieme le esigenze radicali del Vangelo e la consapevolezza della presenza di Gesù in noi.
-Questa presenza, dice san Paolo, è in noi fin dal battesimo, quando siamo stati letteralmente “immersi” nella morte di Gesù e quindi destinati a vivere con lui. Siamo una cosa sola con lui. Per questo Gesù ci dice: «Chi accoglie voi accoglie me». La nostra presenza nel mondo è la presenza stessa di Gesù risorto: non dimentichiamolo! Chi ci accoglie e ci fa del bene, non perché siamo buoni o simpatici o meritevoli di qualcosa, ma perché siamo cristiani, non perderà la sua ricompensa.
-Tutto questo vale ovviamente anche per noi ed è un invito ad essere sempre accoglienti, specialmente verso i nostri fratelli nella fede. Prima di giudicare o di emarginare una persona, pensiamo: in questa persona vive Gesù; in lui io servo Gesù, accolgo Gesù. Ciò non deve portarci ovviamente ad escludere chi non è cristiano, perché tutti condividono con noi l’essere creature amate da Dio. Si tratta invece di non confondere la carità cristiana con una generica filantropia: io amo tutti perché mi spinge l’amore di Cristo.
-E qui entra in gioco la radicalità di Gesù, che urta la nostra sensibilità, quando sembra mettersi in concorrenza coi nostri affetti più cari: padre e madre, figlio e figlia. Chi ama questi più di Cristo, non è degno di lui. Ma questo non è un incitamento ad amare poco i genitori o i figli: è invece l’invito ad amarli nell’amore di Cristo, perché se tolgo Cristo dalle mie relazioni e dagli affetti profondi, io svuoto quegli affetti e relazioni del loro senso più profondo. Gesù mi pone di fronte alla mia storia: il mio passato (padre e madre) e il mio futuro (figlio e figlia). Quando io mi attacco nostalgicamente al passato o quando rimando tutto in un futuro come se potessi controllarlo, non so più vivere il presente, l’unico tempo che abito e nel quale posso davvero cambiare le cose. Il presente, per me cristiano, ha il volto di Gesù Cristo, è prendere la mia croce e seguirlo, perdere la mia vita per causa sua. Solo questo conferisce senso al mio passato e getta le basi per il futuro, che appartiene solo a Dio.
-Torniamo ad immergerci nel nostro battesimo, «portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù, si manifesti nel nostro corpo»; lasciamoci possedere dall’amore di Cristo, e tutto quello che facciamo, facciamolo per lui e uniti a lui. Allora le nostre relazioni e i nostri affetti acquisteranno nuovo valore e bellezza, e sapremo riconoscere in tutti il volto di Gesù da accogliere, servire e amare.