-Riprendiamo le domeniche del tempo ordinario, ormai alle porte dell’estate, tempo che favorisce la dispersione e che svuota le nostre parrocchie di città. Eppure ci viene proposta oggi una Parola impegnativa, che ci ricorda chi siamo come cristiani, tutti i giorni dell’anno. Siamo un regno di sacerdoti e una nazione santa; siamo la proprietà particolare di Dio tra tutti i popoli; siamo un popolo di inviati, di missionari. Forse noi ci sentiamo meglio rappresentati da un’altra immagine del Vangelo di oggi: «vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore». Arriviamo a giugno fisicamente e mentalmente molto provati, sentiamo un gran bisogno di vacanze e forse di ritrovare il senso delle cose.
-In realtà, tutte queste immagini ci rappresentano: siamo infatti tutti soggetti alla debolezza e al peccato e quindi bisognosi dell’aiuto e della misericordia di Gesù; al tempo stesso, però, Dio ci ha scelto tra tutti i popoli per testimoniarlo. Questa è la Chiesa, popolo santo perché appartiene a Dio, ma in continuo stato di conversione perché è formato da peccatori. Non dobbiamo mai dimenticarci che portiamo in noi queste due dimensioni, un tesoro in vasi d’argilla.
Ecco allora l’annuncio che oggi ci viene rivolto come un grande motivo di consolazione e di gratitudine: «Cristo morì per gli empi (…); mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi». Se dunque Dio ci ha riconciliati quando eravamo nemici, «molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita»!
-Coraggio, dunque: non lasciare che il ricordo dei tuoi peccati ti schiacci, perché molto più grande e potente è l’amore di Dio! Eri schiavo in Egitto, prigioniero del diavolo; ma hai visto ciò che ho fatto all’Egitto e come ti ho sollevato su ali d’aquila per farti venire fino a me, per essere mio popolo, per essere santo.
-Attento, invece, tu che presumi della tua giustizia e che ti vanti del tuo essere cristiano: quello che sei, lo sei per grazia, non per merito: Cristo ti ha amato e ha dato la vita per te quando eri ancora suo nemico.
-Il Signore ci invia in missione non per insegnare qualcosa, ma per dare testimonianza di quello che lui ha fatto per noi. Ci invia, come gli apostoli, non per particolari meriti o doti: invia Pietro che lo rinnegherà e Giuda che lo tradirà; invia Matteo che faceva il pubblicano rubando ai propri fratelli e Simone il Cananeo che era un terrorista e fondamentalista. Invia loro perché non potranno portare nulla di se stessi ma solo il racconto di come Gesù li ha amati gratis. Così per noi: tutto abbiamo ricevuto gratuitamente e non possiamo che dare tutto gratuitamente. Non possiamo trattare con Dio o alzare il prezzo del nostro servizio: se non ci facciamo missionari del Vangelo, semplicemente siamo cristiani contro natura, siamo come contadini che si rifiutano di andare a mietere lasciando andare in malora il frutto della terra.
-In parrocchia ci sono ancora pochi operai: non tanto per svolgere dei servizi (anche per quello in realtà!), ma per raccogliere il frutto dell’amore di Dio nella vita di tante pecore senza pastore che ancora attendono l’annuncio e i segni potenti del regno di Dio che si è fatto vicino.