Corpus Domini anno A 11 giugno 2023
-Oggi è festa per la Chiesa, e in modo speciale per la nostra parrocchia, che è dedicata al Corpus Domini. È importante quando si festeggia ricordarsi il motivo della festa, per non rischiare che la festa diventi un evento fine a se stesso e quasi meccanico. In questi giorni mi è parso opportuno mandare dei messaggini per fare presente proprio questo, soprattutto a chi è impegnato in modo intenso nelle varie iniziative legate alla festa, per non cedere all’affanno per le cose da fare dimenticandoci dell’essenziale. Quest’anno il Vangelo di Marta e Maria ci ha riproposto questo insegnamento di Gesù che ogni giorno dobbiamo sentirci ripetere personalmente: «tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno». Qual è quest’unica cosa, la parte migliore che Gesù ha preparato per noi? È la sua presenza viva, riconosciuta da Maria ma dimenticata da Marta, che si affanna ad accogliere e nutrire Gesù dimenticandosi il dono che è per lei Gesù.
-Certe volte credo che capiti anche a noi, non solo quando siamo fuori di qui, ma anche quando siamo in chiesa per la Messa: preoccupati di mettere tutto in ordine, di organizzare tutti i servizi, di coinvolgere più persone possibile, di fare tutto alla perfezione, lasciamo Gesù sullo sfondo, non ci mettiamo mai davvero alla sua presenza, lo riceviamo nella Comunione ma con la testa altrove.
-Se può consolarci, questo era il problema anche delle prime comunità cristiane: quello di far fatica a collegare i segni della liturgia alla vita.
-Scrivendo ai Corinzi, Paolo ricorda loro che quel gesto di mettersi a tavola spezzando il pane e benedicendo il calice non è privo di conseguenze, ma ha lo stesso valore che ha per i pagani partecipare ai pasti sacri in onore degli idoli. Se tu fai la Comunione a Messa, poi nella vita di tutti i giorni fai la comunione con gli idoli di questo mondo, non è una bella cosa: tu prendi in giro il Signore. Se di fatto ti metti al servizio degli idoli del denaro, del guadagno a tutti i costi, del potere, della violenza, del piacere; se per te è più importante di Dio la TV, lo sport, il gioco d’azzardo, l’alcool, la droga, internet; se vivi nella logica della vendetta e non del perdono, del conflitto e non della pace, della giustizia umana e non della misericordia, della distruzione dell’altro e non dell’amore per lui, tu non sei più in comunione con il Signore, e quel gesto di ricevere l’Eucaristia a Messa è un gesto falso. Se fai la Comunione e poi escludi dalla comunione con te una parte del corpo di Cristo che sono i poveri, tu non mangi più il corpo del Signore.
-Oggi siamo chiamati a ricollegare i gesti che facciamo nella liturgia a quello che operiamo nella vita. La vita eterna, dice Gesù, è questione di concretezza, non è una cosa virtuale e distante: «se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita». Attenzione, non dice: «non avrete», ma «non avete»: la vita eterna non riguarda prima di tutto un futuro non ben definito, ma il presente. Senza l’Eucaristia, tu sei morto. Se non entri in una relazione intima con Gesù Cristo, tu non puoi vivere, perché la vita eterna viene da lui. Gesù parla di mangiare e bere, un’immagine urtante per chi ascolta, ma molto efficace. Oggi c’è la moda di fotografare i cibi, come se il nostro rapporto con essi si esaurisse nel guardarli e commentarli da fuori. Ma un conto è guardare una torta, commentarla, analizzarla, un conto è mangiarla: il rapporto con quella torta cambia radicalmente, perché diventa parte di me, ne faccio un’esperienza totalizzante, che coinvolge il mio gusto, il mio corpo, le mie emozioni profonde.
-A volte rischiamo di vivere il rapporto con il Signore in modo virtuale: guardare ma non toccare; non avvicinarsi troppo per non rischiare di coinvolgersi troppo con lui; farsi una religiosità spiritualizzata, astratta dalla realtà, che ci isoli dal mondo concreto. L’altra sera nella processione cittadina del Corpus Domini mi colpiva come la gente per strada davanti al Santissimo Sacramento che passava era intenta a scattare un sacco di foto, anziché pregare e vivere personalmente quel momento. Da questo rapporto virtuale con il Signore nasce quella che è la religione più diffusa al mondo: la fede “a modo mio”, che non ci impegna in nulla e ci fa sentire sempre a posto. Questo vale anche nel rapporto con il pane consacrato, che nei secoli è diventato un oggetto da guardare ma non toccare; oppure viceversa oggi per molti è diventato un oggetto e basta, che si riceve senza che questo tocchi minimamente la nostra vita e il nostro cammino di conversione. Ma Gesù oggi ci dice qualcosa che deve interrogarci molto: «anche colui che mangia me vivrà per me». Vivere per colui che mangiamo: questo rende ragione della festa di questa domenica e della nostra parrocchia. Noi abbiamo un pane disceso dal cielo, abbiamo il segreto della vita nelle nostre mani: non dimentichiamolo mai.