Gesù è l’acqua viva che spegne la nostra sete più profonda, quella interiore e spirituale, quella d’eternità. E, una volta che l’abbiamo accolta, diventa in noi una sorgente inestinguibile, a cui molti potranno attingere. Nel Vangelo di oggi, attraverso una metafora, andiamo al centro della nostra fede. L’esperienza umana della sete è nota a tutti, soprattutto nell’impellenza del bisogno. È chiaro agli Ebrei che si muovono lentamente verso la Terra promessa, e hanno paura che il viaggio sia infruttuoso, vista l’urgenza di abbeverarsi.
Può forse abbandonarli il Dio che li ha salvati? I dubbi sono tipici della natura umana, ma il racconto è inserito nella Bibbia a conferma della presenza costante di Dio a fianco dell’umanità. È però sempre necessario qualcuno che lo ascolti e faccia ciò che lui suggerisce, affinché l’umanità si salvi. Non fa eccezione il Messia, primo tra gli intermediari, che trova il tempo e le parole efficaci per rispondere ai bisogni nascosti e profondi della Samaritana: una singola donna, per giunta eretica e inquieta, visti i sei uomini che hanno accompagnato la sua vita. Gesù non l’ammonisce, ma mette a nudo la verità; non cassa la sua fede, ma apre gli orizzonti a un modo aperto e intimo di rendere onore a Dio; non le chiede nulla, ma le notizie vitali che le ha fatto conoscere la portano a raccontare a tutto il villaggio quell’incontro. Sì, Gesù è stato l’acqua viva che le ha cambiato la vita, ed ora lei è diventata una sorgente. Per noi è anche così?
Inizia oggi con la samaritana il trittico dei vangeli battesimali, che continuerà con il cieco guarito e l’amico Lazzaro risuscitato. L’incontro personale e sincero con Cristo porta come frutto la conoscenza più profonda di sé, l’accoglienza del dono dell’acqua viva, che spegne ogni altra sete, e un nuovo rapporto con il Padre, in spirito e verità.