-Ogni tre anni la Quaresima ci offre un percorso speciale di preparazione alla Pasqua, facendoci ascoltare tre racconti del Vangelo secondo Giovanni che nell’antichità erano tre catechesi per gli adulti che si apprestavano a ricevere il Battesimo nella veglia pasquale. Questi Vangeli sono illuminanti per noi, che già abbiamo ricevuto il Battesimo, ma che abbiamo continuamente bisogno di ritornare a quella fonte. Sono tre i simboli battesimali che ci accompagneranno: l’acqua, la luce e la vita.
-Oggi le letture ci richiamano il simbolo dell’acqua, quello che più direttamente colleghiamo al Battesimo. Mentre però noi pensiamo all’acqua come luogo di immersione e di purificazione, qui si insiste sull’acqua come elemento da assumere per vivere. Pensiamo al popolo di Israele in cammino nel deserto, che soffrendo la sete mormora contro Mosè e mette in dubbio la stessa presenza di Dio: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?». Pensiamo alla donna samaritana che ogni giorno deve recarsi al pozzo per procurarsi l’acqua necessaria ai propri bisogni.
-L’acqua è dunque prima di tutto il simbolo dei nostri bisogni primari, e la sua mancanza provoca in noi un forte desiderio di trovarla.
-Proprio sui bisogni e sui desideri Gesù costruisce la sua catechesi e il suo dialogo con questa donna: innanzitutto, facendosi lui stesso bisognoso, assetato e desideroso di acqua da bere; poi facendo intendere alla donna che lui ha qualcosa di meglio, che supera la pura necessità per colmare un desiderio più grande.
-Questa Parola oggi risuona nella nostra vita per fare luce sui nostri bisogni e sui nostri desideri, cioè su ciò che ci muove e ci mette in cammino. Se Israele avesse camminato in una zona lussureggiante nessuno si sarebbe posto il problema di soddisfare i propri bisogni; se la Samaritana avesse avuto l’acquedotto che le portava l’acqua a casa, non avrebbe mai incontrato Gesù e non sarebbe nemmeno uscita, considerando che lo faceva di nascosto per non incontrare nessuno, essendo una donna chiacchierata per la sua vita moralmente discutibile.
-Perché noi cerchiamo Dio? Perché ci accorgiamo che ci manca sempre qualcosa; proviamo ad essere autosufficienti, ma si tratta di un’illusione, perché la nostra vita è segnata dall’ombra della morte. Così tanti si ricordano di Dio quando vivono una difficoltà grave, una malattia, un ostacolo da superare, un pericolo. Ma non si può dire che questa sia fede: il popolo di Israele ha visto grandi prodigi da parte di Dio, ha visto il mar Rosso aprirsi per farlo passare e liberarlo dall’esercito egiziano; eppure alla prima difficoltà rimette tutto in discussione. La Samaritana conosce il catechismo, parla con sicurezza di Giacobbe, del monte sul quale bisogna adorare Dio, del Messia… ma questo non ha avuto nessun effetto sulla sua vita e sulle sue scelte, decisamente contrarie alla legge di Dio.
-Gesù non è venuto a soddisfare i nostri bisogni: lui stesso si è messo in una situazione di bisogno, si è umiliato davanti alla Samaritana, la quale si stupì per il fatto che un uomo, un maestro religioso giudeo, parlasse con lei che era una donna e per di più una straniera eretica.
-Gesù non mette però al centro se stesso e i propri bisogni, ma mette al centro questa donna e i suoi desideri nascosti. Aiuta lei e noi a riconoscere che le cose per cui noi ci affanniamo, i nostri bisogni primari, non sono la cosa più importante; che se anche risolviamo i problemi immediati ma non diamo un senso alla nostra vita, noi non vivremo mai davvero; che se i nostri desideri si riducono a soddisfare dei bisogni più o meno reali legati a questo mondo, saranno sempre desideri frustrati, perché rimarrà in noi un vuoto profondo e doloroso, che non può essere riempito né dal cibo, né dai soldi, né dai beni materiali, né dalla salute fisica, né dalla soddisfazione dei nostri piaceri e dei nostri istinti, né dal circondarci di affetti più o meno reali.
–Smettila di cercare l’acqua del pozzo e vai alla sorgente! «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno». Quello che il tuo cuore cerca senza che tu gli sappia più dare un nome, «sono io, che parlo con te».
-La Samaritana, di fronte a questa sorgente d’acqua viva, lascia lì la sua anfora, che rappresenta tutti i suoi bisogni materiali, la sua sopravvivenza, e va in città ad annunciare quello che le è accaduto. Non ha più paura dei giudizi altrui, sente solo un grande desiderio da condividere. Se questo avvenisse anche a noi! Se l’incontro con Gesù in questa Quaresima ci muovesse all’annuncio, liberandoci dal nostro attaccamento ai nostri bisogni e dalla nostra vergogna di fronte agli altri! Se il nostro annuncio non fosse più una serie di discorsi su dottrine astratte e diventasse un «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto»: il racconto di un incontro e l’invito a venire a vedere.
-Chi viene in parrocchia oggi lo fa non perché qualcuno lo ha invitato a incontrare Gesù, ma spesso perché cerca la risposta a bisogni immediati, come se fosse in un supermercato o ad uno sportello del Comune: un battesimo, il catechismo, i Sacramenti, una benedizione, delle Messe per le proprie intenzioni (oltre che altri prodotti meno religiosi come tortellini, biscotti, raviole, ecc.). Cosa farebbe Gesù nella nostra situazione? Dobbiamo chiedercelo seriamente, perché qui è in gioco la verità della nostra adesione al Vangelo. Siamo testimoni del Vangelo o puri distributori di servizi religiosi? Andiamo a chiamare le persone, le attiriamo verso Gesù o aspettiamo che vengano per conto loro?
-A volte fa comodo la seconda formula, ma noi dobbiamo portare tutti a Gesù, non accontentare delle richieste. Non siamo un pozzo, siamo una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna. Qualcuno protesterà quando alziamo il livello, qualcuno non si sentirà accolto quando gli proponiamo un cammino al posto di un prodotto, quando entriamo nella sua vita come fa Gesù con la Samaritana anziché mantenere una distanza di sicurezza… è un rischio da correre se non vogliamo che la gente continui ad andare al pozzo senza mai incontrare Gesù. Facciamoci dunque poveri e assetati come lui, pronti ad incontrare e ascoltare la vita di ciascuno, senza giudizi, ma con un grande desiderio di comunicare la pienezza di vita che abbiamo ricevuto.