-Nel Vangelo di domenica scorsa, avevamo sentito come il diavolo aveva portato Gesù sopra un monte altissimo, promettendogli il potere su tutti i regni del mondo in cambio della sua adorazione; Gesù lo aveva cacciato, ricordando che sta scritto che solo Dio va adorato.
-Oggi vediamo che è Gesù a portare i discepoli su un alto monte e a fare loro una promessa: si trasfigura, diventando splendente come il sole, e accanto a lui appaiono Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti, cioè tutta la Scrittura. In questo modo Gesù mostra loro lo splendore della risurrezione, che assumerà dopo essere passato per la sua passione e morte in croce. La promessa è per loro e per noi: non scandalizzarti della croce, perché attraverso di essa tu vedrai la gloria di Dio.
-Come Abramo, anche noi siamo chiamati a lasciare tutte le nostre sicurezze umane per fidarci di una promessa: una promessa che anche ad Abramo chiederà di fidarsi quando il cammino si farà più buio e quando tutto sembrerà impossibile.
-La quaresima ci pone di fronte a due promesse: quella di satana e quella di Gesù.
-Satana promette una felicità a buon mercato, immediata e a chilometro zero: il frutto dell’albero proibito è sempre ad un passo da noi, possiamo sempre cadere nella tentazione di prenderlo e mangiarlo. Il risultato è sempre una soddisfazione immediata, ma anche l’amarezza di sperimentare che la morte è la nostra padrona, perché con le nostre forze non riusciamo mai a vivere in pienezza.
-Gesù promette una vita oltre la morte, che per essere sperimentata esige che noi passiamo attraverso quella morte. Ci insegna cioè che da soli, con le nostre sole forze, non arriviamo da nessuna parte, che è un’illusione la vita senza Dio: per quanto cerchiamo di schivare la morte, quella morte rimane l’ultima parola su di noi. Abramo ha una vita realizzata, ma non ha figli ed è destinato a morire senza una discendenza; Dio gli promette questa discendenza che lui da solo non può darsi, ma gli dice che tutto questo gli chiederà di morire a se stesso fidandosi di Lui.
-Su quale di queste promesse vuoi fondare la tua vita? Questa è la domanda che ci accompagna in questo tempo di Quaresima. Scegli la vita a buon mercato, con la data di scadenza, o la vita a caro prezzo, che dura per sempre, quella che fa dire a Pietro: «Signore, è bello per noi essere qui»? Vuoi vivere nella logica del tutto e subito, quella che ti offre questo mondo, o nell’attesa del compimento delle promesse di Dio?
-Sappiamo tutti quanto sia difficile vivere di fede nel mondo in cui viviamo: soprattutto quanto sia difficile accogliere il mistero della croce nella nostra vita. Anche Gesù lo sapeva: per questo, dopo aver annunciato ai discepoli la sofferenza e la morte che lo attendevano, prese con sé tre di loro per dare loro un anticipo della sua gloria. Anche a noi Dio offre questo anticipo, in modo particolare nella celebrazione dell’Eucaristia e dei Sacramenti: anche oggi ci ha condotti in disparte, non per separarci o per fuggire dal mondo, ma per metterci in ascolto della Legge e dei Profeti e per darci un anticipo della risurrezione nel dono del suo Corpo e del suo Sangue. Forse a noi non viene sempre da esclamare che è bello per noi stare qui, non ci viene da desiderare di rimanere sempre qui alla presenza di Gesù risorto. Perché? Probabilmente perché non ci lasciamo più provocare dalla promessa di vita di Gesù, avendo scelto di credere ad altre promesse, lasciandoci attrarre più dai frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male che da quelli dell’albero della vita. Il primo è il simbolo della nostra autosufficienza da Dio, il secondo è simbolo della croce.
-Se io vivo di fatto senza Dio, se ho smesso di affidarmi a lui in ogni momento della mia vita, di fidarmi di lui quando devo fare delle scelte, di lasciare le mie comodità per mettermi in cammino verso l’ignoto come Abramo, è chiaro che il mio essere qui oggi è per me solo un peso, una noia, una cosa da fare tra tante che ritengo più importanti.
-Ma se, come Abramo, ogni giorno mi rimetto in cammino nel buio di questo mondo, non vedendo «nessuno, se non Gesù solo», accettando di fidarmi anche quando il mio cuore si ribella davanti al silenzio di Dio e allo scarto tra l’attesa e il compimento, vivrò la Messa come una grande luce e un anticipo gioioso di ciò che conosco già pur senza averlo visto; qui ogni domenica attingerò la forza per affrontare la durezza del cammino e il buio della croce.
«Ascoltatelo»: questa è la parola che illumina il nostro cammino quotidiano dietro a Gesù e alle sue promesse e che ci fa vincere la tentazione di seguire le false promesse del diavolo. Che la nostra Quaresima sia soprattutto tempo di ascolto della Parola di Gesù che risuona nella sua Chiesa e che ci orienta verso la vita che lui ha preparato per noi.