Non c’è dubbio che ogni essere umano durante la vita è tentato da scelte negative, sciagurate, malvagie. Nella Bibbia sono ispirate da colui che è chiamato diavolo, ossia divisore, distruttore. Egli si oppone risolutamente a Dio, cercando di portargli via le sue amate creature, sfruttando la sua profonda conoscenza dei limiti umani e lo spazio della loro libertà. Così fa leva su ciò che luccica e appare, su ciò che strappa l’applauso e il consenso generale, ciò che riempie la vita di felicità passeggera. Sa che gli uomini non sanno resistere a queste offerte che nel mercato del mondo vanno per la maggiore e che appagano il loro fuorviante bisogno di avere, di apparire, di esercitare il potere sugli altri.
Sono proprio queste le tre tentazioni che il Cristo subisce, secondo il racconto di Matteo. Gesù non segue le scorciatoie proposte dal diavolo per compiere la sua missione. Non avrà bisogno di possedere alcunché per portare avanti la sua missione profetica, se non la conoscenza della parola del Padre. I fatti prodigiosi che compirà non saranno mai per se stesso e per la sua gloria, ma per i fratelli e a gloria di Dio. Non gli interesserà imporre le sue idee e comandare sul mondo, perché lo stile che Dio adora è quello della proposta e del servizio.
In questa Quaresima proviamo a meditare sulle nostre tentazioni, alternative subdole e dorate al bene che potremmo realizzare. Curiosamente, riguardano anche le persone che andremo a incontrare. Senza saperlo, esse sperano che noi siamo più forti del male.
Il cammino della Quaresima ci fa arrivare alla Pasqua solo se è compiuto guardando a Gesù e seguendo le sue orme. L’avversario tenta in ogni modo di ostacolarci. Riconoscere le arti subdole del tentatore e vincerle è possibile, e può essere anche facile, per chi si lascia istruire e guidare dalla parola di Dio, letta alla luce dello Spirito Santo all’interno della comunità cristiana.
Signore Gesù,
mi hanno insegnato a fuggire le tentazioni.
E invece sembra che tu te le vada a cercare,
complice lo Spirito, addirittura!
Sì, lo so, io sono solo un essere umano,
commetto diversi generi di peccato
e spesso ricasco negli stessi errori.
E allora m’arrendo, ci convivo
e con un filo di voce te ne chiedo scusa,
cercando di dimenticarli
nella vaga speranza che tu faccia pure così.
Oggi mi fai capire che devo andare in profondità.
Al Padre non interessavano tanto gli ostacoli
di cui tu avevi già consapevolezza:
aspettava riconoscessi l’azione di Satana
nelle cose più ordinarie e ambite dalla tua gente,
e forse, nel dubbio, anche da te.
Per questo ti chiedo di aprirmi cuore e mente,
aiutandomi a vedere le radici del male in me.
Non tanto le azioni, ma gli atteggiamenti.
Non tanto i difetti, ma le spinte interiori.
Non tanto i singoli peccati,
ma le priorità erronee e i disvalori.
Per questo è un compito che devo svolgere
in modo ricorrente, costante, autonomo.
Ho bisogno anch’io di un deserto
per tornare alla verità
dell’immagine di Dio dentro di me.