-Penso sia un dono grande arrivare alle porte del tempo di Quaresima accompagnati da questo Vangelo, che è forse il punto più alto del discorso della montagna. Parole rivoluzionarie, che mettono in luce la nostra incapacità di realizzare il Vangelo e che smontano le nostre interpretazioni ristrette della fede e della vita cristiana. La Quaresima è il tempo che ci viene concesso non solo per abbandonare le nostre opere malvagie, ma soprattutto per liberarci dalle nostre caricature del cristianesimo, da quel moralismo a basso prezzo a cui abbiamo ridotto il nostro rapporto con Dio.
-Il punto di partenza per vivere il Vangelo non siamo noi, ma è Dio. Non si tratta infatti di essere buoni, di comportarsi bene, ma di essere santi come il Padre. «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo»; «siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
-Può spaventarci un comando del genere: come possiamo noi eguagliare la santità e la perfezione di Dio? Evidentemente non può partire da noi, ma solo da lui. E Dio quest’opera la compie in noi fin dal giorno del nostro Battesimo, quando ci ha chiamati suoi figli e ci ha donato il suo Spirito che abita in noi. Noi ce lo dimentichiamo facilmente, ma Dio abita dentro di noi: per questo Paolo dice «non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?». Essere santi e perfetti come Dio nasce dal fatto che lui abita in noi: si tratta di lasciare che lui agisca in noi, senza porre ostacoli.
-Quali sono gli ostacoli che impediscono a Dio di operare e di mostrare la sua santità in noi? San Paolo dice: il vivere secondo la sapienza di questo mondo, ponendo il proprio vanto negli uomini. Se le logiche che guidano i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni sono quelle di questo mondo, io impedisco a Dio di agire; in qualche modo, distruggo il tempio di Dio per costruire un tempio agli idoli di questo mondo.
-Non opporsi al malvagio e amare i nemici: queste esigenze del Vangelo sono tanto affascinanti quanto lontanissime dalla sapienza di questo mondo. Davanti a queste parole di Gesù dobbiamo toglierci la maschera e ammettere che la nostra sapienza è più vicina a quella del mondo che a quella di Dio. Come possiamo lasciar fare al malvagio, senza resistere a lui mentre ci distrugge? E come possiamo amare chi ci odia? Sono davvero parole misteriose.
-Occorre che noi consideriamo la natura profonda del male. Il male, il peccato dell’uomo, sono una realtà presente ovunque; tante volte ci sentiamo sopraffatti nel considerare quanto male c’è attorno a noi e dentro di noi. Spesso forse ci chiediamo come sia possibile che la mente umana possa concepire tutto il male che accade nel mondo. Ma il male, in realtà, non è un’entità che esiste in se stessa: il male è assenza di bene. Il male c’è perché c’è un vuoto di bene: da solo non potrebbe esistere. Per quanto ci sembri incredibile, non esiste in questo mondo il male assoluto. San Giovanni Paolo II diceva che c’è un limite imposto al male.
-Come possiamo vincere il male? Solo riempiendo quel vuoto che lo fa esistere attraverso il bene. Spesso ci illudiamo che il male si vinca con un male uguale e contrario (occhio per occhio e dente per dente); ma questa è una grande illusione, perché tutto il male va nella stessa direzione, non esiste un male opposto ad un altro male. Diceva Gandhi che «occhio per occhio si resta ciechi». Io ho il diritto, anche dal punto di vista morale, di difendermi dal male. Ma io ho anche il diritto di non difendermi, se capisco che questo porterà ad un bene. Certo, il mio bene appare sempre debole, incapace di arginare la violenza del male. Eppure quel bene, nella sua debolezza, è l’arma più potente contro il male, perché ne distrugge la logica interna. Il male si nutre del fatto che l’uomo risponde al male con altro male; è fuori dalle sue logiche il fatto che gli si possa rispondere con il bene. Il male si nutre del fatto che il nemico viene odiato, o sopportato, o ignorato: in tutti questi casi, rimane quello spazio di vuoto in cui il male può continuare ad agire. Ma non può tollerare che il nemico possa essere positivamente amato, che si possa desiderare sinceramente il suo bene e la sua felicità.
-Non possiamo fare queste considerazioni senza pensare alla situazione di guerra a noi vicina. Che cosa fa sì che da un anno il conflitto non abbia ancora trovato una via di soluzione, anzi, che le cose peggiorino nonostante tutti gli sforzi internazionali? Il problema è che c’è un vuoto di bene che nessuno ha intenzione di colmare: tutti sono convinti che il male si possa vincere con le sue stesse armi. Per questo si continua a disputare su chi è più forte, si minaccia, si comprano e vendono armi sempre più distruttive, si gioca con quelle che possono distruggere l’umanità. Tutti sono convinti di essere dalla parte del bene, per cui nessuno fa un passo indietro, temendo di dare ragione agli altri o di perdere il proprio potere e la propria influenza sugli altri.
-Certamente, il Vangelo non si può applicare alla politica, ma credo che possa insegnare uno stile per fare una vera politica, che è servizio al bene delle persone e non a se stessi e alla propria immagine.
-Questo vale anche per le scelte politiche più locali: è necessario che si ritorni a mettere al centro l’uomo e non i programmi o le idee. Come cristiani abbiamo un compito fondamentale in questo, perché noi sappiamo che ogni persona è amata da Dio, che non fa differenze tra buoni e cattivi, che ama tutte le sue creature.
-Ci sta davanti il cammino quaresimale: prendiamolo sul serio, come riscoperta della nostra origine di figli di Dio, del nostro essere tempio dello Spirito, chiamati ad essere perfetti come il Padre celeste, segni di un mondo nuovo.