-Domenica scorsa abbiamo visto Gesù che inizia a farsi conoscere e a chiamare dei discepoli. La sua fama cresce rapidamente, arriva addirittura in Siria, e molta folla si raduna soprattutto per portargli dei malati da guarire. Per il suo primo discorso ufficiale Gesù sceglie un monte; la scena è molto solenne: lui in cima, i discepoli vicino a lui, le folle ai piedi del monte. Gesù parla ai discepoli, che fanno presumibilmente un passaparola, non esistendo gli altoparlanti.
-Immagino un politico che ha l’occasione di parlare di fronte ad una piazza piena per la sua campagna elettorale: il suo scopo è quello di convincere la gente, facendo discorsi persuasivi e promesse che tocchino il cuore e la pancia di chi ascolta.
-Il discorso di Gesù è un disastro! Si complimenta con chi è povero e chi soffre, e anziché promettere di risolvere efficacemente i loro problemi, fa riferimento ad un futuro non ben definito e a ricompense tutte da verificare.
-Anche per noi cristiani queste parole e quelle che ascolteremo nelle prossime domeniche suonano davvero difficili e un po’ lontane dal nostro senso religioso, perché riflettono una sapienza davvero diversa dalla nostra, un vero ribaltamento di tutto: non solo perché facciamo fatica a vedere il bello che c’è nell’essere poveri, nel pianto, vittime di ingiustizia e di calunnie; ma anche perché preferiamo una religiosità nella quale i protagonisti siamo noi con i nostri sforzi e le nostre opere buone, mentre qui si delinea il ritratto di un uomo totalmente affidato a Dio.
-Oggi ci viene proclamato questo Vangelo, questa buona notizia: tu sei beato! Non per le tue opere buone, non perché Dio ti favorisce con una vita fortunata. Sei beato perché Dio ti ha scelto. E sai perché ti ha scelto? Non perché sei sapiente, ma perché agli occhi del mondo appari uno sciocco, un ingenuo. Non perché sei forte, ma perché agli occhi del mondo appari come un debole, un incapace, uno che non sa risolvere i problemi. Non perché sei nobile, perché hai dei titoli da far valere, ma perché sei disprezzato e non conti nulla agli occhi della gente.
-Pensiamo ai primi che Gesù ha chiamato: non dei religiosi, non degli intellettuali, non dei potenti, ma dei pescatori anonimi di Galilea. Perché Dio sceglie persone così? Lo dice Paolo: «perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio». Deve apparire chiaro a tutti che è Dio ad agire in te quando parli con sapienza, quando compi prodigi, quando con la tua vita confondi chi crede di sapere tutto della vita.
-Perché sei beato? Perché nella tua povertà, nella tua debolezza, nel tuo non contare nulla sei totalmente affidato nelle mani di Dio. Sei beato perché assomigli a Gesù Cristo, umile, povero e obbediente. Le promesse di Gesù sono declinate al futuro, ma sono vissute già al presente, perché il regno dei cieli è già qui ed è tuo.
-Questa parola oggi mette in luce quanto poco siamo discepoli di Gesù. Davvero colpisce pensare ad esempio come la terribile guerra in Ucraina si stia consumando tra cristiani; e che sono cristiani i Paesi che continuano a mandare armi e aumentano le spese belliche; e che sono cristiani tanti che sostengono che questa è la strada giusta, o che semplicemente si sono assuefatti a questo ordine di cose.
-Gesù non avrebbe futuro come politico nel nostro mondo: la sua è una sapienza diversa, scandalosa, irricevibile da chi ragiona solo nella logica del più forte.
-Il Vangelo deve continuare ad inquietarci e a metterci in crisi: nel momento in cui venisse pacificamente accettato, sarebbe segno che è modellato sull’uomo, e non su Gesù Cristo.
-La domanda è: vuoi continuare ad essere un cristiano che manipola il Vangelo secondo le logiche di questo mondo e riducendolo alle proprie esigenze? O vuoi lasciarti modellare dal Vangelo per essere un povero del Signore? Dove cerchi la tua beatitudine? Nelle promesse del mondo o in quelle di Gesù? Che cosa cerchi nel Vangelo? Dei valori morali da condividere o la potenza di Dio che agisce in coloro che si affidano a lui?
-In questa giornata diocesana del Seminario è bello che riflettiamo tutti sulla nostra chiamata. Spesso ci spaventa la chiamata di Dio, perché pensiamo subito a cosa Dio vuol farci fare; invece Dio ci sceglie per fare lui qualcosa di grande nella nostra vita. Pensiamo alla Vergine Maria: di fronte alla chiamata ad essere la madre di Gesù, riconosce che Dio l’ha scelta perché ha guardato alla sua piccolezza, non alle sue doti o alla sua religiosità.
-Il nostro seminario è quasi vuoto: chiediamoci perché. Credo che la risposta vada cercata non nel mondo che è cattivo o nelle regole della Chiesa che sono superate, ma nello stile di vita delle nostre comunità: dove si vive la radicalità del Vangelo, dove sono beati i poveri, dove si impara ogni giorno a fidarsi di Dio, stiamo certi che tanti si sentiranno chiamati a servire la Chiesa anche come preti, conformandosi a Gesù povero, casto e obbediente. Ma dove prevale la sapienza di questo mondo, dove si catalogano i cristiani e si pensa che Dio scelga i più dotati, i sapienti, i migliori, dove ci si vanta di se stessi e non del Signore, come potranno nascere degli “eccomi” alla chiamata del Vangelo? Non solo al sacerdozio, ma anche a formare famiglie che siano veramente segno del primato del regno di Dio.
-Pregando oggi per il nostro Seminario e per i giovani che si formano al sacerdozio nella nostra Chiesa di Bologna, impegniamoci a prendere sul serio il Vangelo secondo la forma di Gesù Cristo, senza manipolarlo o ridurlo a nostro comodo, ma lasciandoci ogni giorno provocare dalla Parola di Gesù. Allora vedremo ancora la potenza di Dio, che chiama ancora, scegliendo chi non ci aspetteremmo.