I domenica di Avvento anno A 27/11/2022
-Nei primi anni che usavo il cellulare (secoli fa), nello scrivere i messaggi il correttore automatico cambiava la parola “avvento” con “attento”. Evidentemente nel lessico del telefono non erano contemplati i tempi liturgici e le parole religiose (mi correggeva anche la parola Dio); eppure quella correzione era significativa, perché questo tempo che iniziamo è per eccellenza il tempo dell’attenzione. La liturgia ce lo comunica con forza oggi, esortandoci ad essere «consapevoli del momento», a svegliarci dal sonno, a vegliare, a tenerci pronti. È un invito che dobbiamo prendere molto sul serio, perché è sempre in agguato il rischio di intorpidirci nella fede, di sederci anziché camminare nella luce del Signore, di vivere una doppia vita a seconda dei contesti anziché comportarci onestamente, come in pieno giorno.
-L’Avvento è una scuola di attenzione, che ci allena a percepire le piccole cose: infatti il Signore non viene attirando l’attenzione, viene come un ladro. Il suo regno cresce silenziosamente nella storia. Chi non ha il cuore e la mente vigilanti, rischia di non accorgersi di nulla, proprio come ai tempi di Noè, quando venne il diluvio e travolse tutti. La Chiesa è oggi come l’arca di Noè prima del diluvio: viene percepita come un corpo estraneo, inutile, che offre salvezza a chi non ne sente il bisogno. Solo chi è consapevole del momento, non rimanendo schiavo della routine, delle cose da fare e del tempo che scorre, ma cercando il senso delle cose, si darà da fare per la propria salvezza.
-L’Avvento ci educa ad allargare l’orizzonte, per non rimanere prigionieri di visioni ristrette. Viviamo in un tempo di profondo individualismo, che ci porta all’indifferenza nei confronti degli altri e di ciò che accade attorno a noi; al sospetto nei confronti di chi non appartiene al nostro mondo; all’egoismo che ci rende schiavi del nostro piccolo interesse e incapaci di guardare lontano, capaci di pensare solo a garantirci un presente tranquillo e non un futuro buono per chi verrà dopo di noi. Ci accorgiamo del male solo quando ci minaccia da vicino, mentre ce ne disinteressiamo quando è a distanza di sicurezza.
-Oggi ci è stato proclamato un grande annuncio di pace. Il profeta Isaia vede alla fine dei giorni tutti i popoli che convergono verso il tempio di Dio a Gerusalemme, ormai in pace tra loro. Il salmo ha poi espresso un grande augurio di pace per Gerusalemme, che simboleggia la Chiesa di Gesù.
-Ma questa pace, ci dice il profeta, non consiste in una tranquillità passiva, dove ognuno si fa gli affari suoi e nessuno dà fastidio agli altri. Troppo spesso noi cerchiamo questa finta pace, e il risultato è che nessuno fa nulla per realizzare la vera pace; anzi, il mercato più fiorente e sempre in crescita nel mondo è quello delle armi. L’Avvento inizia quest’anno con la tragedia della guerra in Europa: non possiamo vivere questo tempo senza lasciarci interpellare con forza dalla parola di Dio sulla pace.
-La vera pace cominciamo a costruirla guardando al futuro, come fa il profeta. Finché ci diamo da fare solo per il presente senza sognare e senza guardare lontano, non potrà esserci pace. Infatti ognuno mette le proprie ragioni come condizione per fare la pace, e non la pace come condizione.
-Poi il profeta ci parla di tutti i popoli, nessuno escluso. Questo sguardo è rivoluzionario, se pensiamo che Israele aveva una chiara convinzione di essere l’unico popolo scelto da Dio che doveva distinguersi dagli altri popoli. A volte noi cristiani ci vediamo un po’ così: diversi dagli altri e ben separati dal mondo. Ma se Dio ci ha scelti non è per separarci dal mondo, ma per attrarre il mondo con noi verso di lui. Finché c’è qualcuno che rimane fuori dai nostri orizzonti e dai nostri progetti, non saremo veri costruttori di pace.
-C’è poi una immagine bellissima, che dobbiamo imprimerci nella mente: «spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci». La pace non consiste semplicemente nel non fare la guerra, nel non usare le armi. Consiste nel trasformare gli strumenti di morte in strumenti di vita.
-Questo è l’insegnamento dell’Avvento, che non è mai attesa passiva e non ci richiama semplicemente ad evitare il male. Nella preghiera iniziale abbiamo chiesto a Dio di suscitare in noi «la volontà di andare incontro con le buone opere» a Cristo che viene. È un’attesa operosa, è un costruire il bene, non aspettarlo dal cielo. L’Avvento è il tempo che ci prepara al Natale, alla venuta di Gesù, principe della Pace. Lui ha portato la pace trasformando uno strumento di morte, la croce, in uno strumento di vita; vincendo il male con il bene, l’odio e la violenza con il perdono.
-Prendiamoci questo impegno per il tempo di Avvento: non limitarci ad evitare il male, ma impegnarci a trasformarlo in bene. Vivi un contrasto con qualcuno in famiglia o con qualche persona? Non alimentarlo con parole o gesti di ostilità, ma non restare nemmeno indifferente: trova il modo di far diventare quel problema un’opportunità, portando amore, perdono, parole e gesti di speranza. Accorgiti del Signore che passa in quella situazione difficile o nelle cose che fai tutti i giorni. Entra nell’arca con Noè finché sei in tempo, per non fare naufragio nella mentalità di questo mondo assopito in una cultura di morte.
-Camminiamo insieme nella luce del Signore.