XXXIII domenica T.O. anno C 13/11/2022
-Domenica scorsa Gesù ci ha annunciato la risurrezione: non solo la sua ma anche la nostra. Senza la risurrezione, dice san Paolo, sarebbe vana la nostra fede, perché sarebbe tutta appiattita sulle cose di questo mondo.
-Ma le cose di questo mondo, l’abbiamo sentito oggi, sono destinate a finire. Per chi non crede nella risurrezione e nella venuta finale di Gesù come nostro liberatore, questa è una notizia disastrosa e spaventosa. Ma per chi ha ricevuto da lui la vita eterna e ha sperimentato l’amore di Dio, questa è una splendida notizia. Del resto, chi non riesce a vedere la situazione tragica del nostro mondo immerso nel male e nella morte? Noi uomini siamo strani, perché ci lamentiamo che tutto va male, ma poi quando viene chi fa nuove tutte le cose mettendo fine a questa storia, noi abbiamo paura di veder finire ciò di cui ci lamentavamo!
-Le parole di Gesù sono assolutamente attuali, sembrano descrivere in diretta tutto ciò che viviamo in questi anni drammatici: parla di guerre e di rivoluzioni (ce ne sono in abbondanza!); di terremoti (l’ultimo c’è stato qui vicino in questi giorni); di carestie (il riscaldamento globale sta picchiando duro anche da noi e si vede anche nell’aumento dei prezzi del cibo); di pestilenze (la pandemia ci tallona, anche se facciamo finta che sia passata); di persecuzioni dei cristiani (in diversi Paesi è la tragica normalità, anche se l’Europa si gira dall’altra parte). A parte una catastrofe cosmica, il resto l’abbiamo già sperimentato. Ma Gesù ci dice anche che non è questa la fine di cui parla lui. Questi sono i segni del male che dilaga nel mondo a causa dei peccati umani. Sono segni che devono interrogarci, non terrorizzarci.
-Gesù ci parla di un’altra fine: la fine di questo male, la fine che viene dal giudizio di Dio sulla storia. Questo giudizio viene a capovolgere i giudizi di questo mondo, che stanno all’origine di tutte le guerre, di tutte le violenze, le ingiustizie, i tradimenti, gli odi, di tutte quelle cose che rovinano l’immagine di Dio impressa in ciascuno di noi.
-Questo giudizio, dice il profeta, sarà come il fuoco, che mette alla prova la consistenza di ogni materiale: la paglia brucerà, mentre l’oro sarà purificato e risplenderà. Davanti al giudizio di Dio ognuno di noi apparirà nella sua vera consistenza. Ciò che il mondo considera perduto sarà invece salvato. I discepoli di Gesù, perseguitati, odiati, calunniati, uccisi in ogni tempo e in ogni luogo, usciranno vincitori in questo giudizio: «Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto».
-I poveri, che oggi ricordiamo in modo particolare, ma che sono gli scartati dalla storia, appariranno come il termine ultimo del giudizio: «Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me», dice Gesù.
-La Parola di Dio oggi ci interroga: a quale giudizio ci sottoponiamo ogni giorno? Chi riconosciamo come nostro giudice? Quali sono i nostri criteri di vita e di scelta? Su quali fondamenta costruiamo la nostra esistenza? Se infatti non riconosciamo Dio come nostro giudice (e oggi pochi lo fanno), finiamo per farci giudicare dagli uomini, dalle mode, dalle ideologie, dalla cultura dominante, dai beni di questo mondo… tutte cose che sono destinate a finire.
-Anche il Tempio, dice Gesù, verrà distrutto: se dunque pongo come giudice non Dio, ma un certo concetto di Dio, una struttura religiosa umana, sarò anche io come paglia destinata ad essere bruciata. Non basta essere religiosi per essere salvati. «Non ci dice “Signore, Signore” entrerà nel regno dei cieli». Sappiamo quanta apparenza, quante logiche mondane ci sono dentro alla Chiesa, tra i cristiani. Come Chiesa occorre che ci rimettiamo ogni giorno davanti al giudizio di Dio, che è il Vangelo di Cristo, per non illuderci delle nostre pratiche o della nostra appartenenza ad una struttura che si serve degli uomini anziché servire gli uomini, che copre il Vangelo anziché metterlo in luce.
-Gesù parla di persecuzione verso i suoi discepoli: se noi non la sperimentiamo su di noi, qualche domanda ce la dobbiamo fare. Non sarà perché io vado a braccetto con il mondo e scendo a compromessi con le sue logiche? Il nostro compito è quello di immergerci nel mondo per trasformarlo con il Vangelo; ma qualche volta rischiamo di cambiare o manipolare il Vangelo per conformarci al mondo! Il mondo, dice Gesù, ama ciò che è del mondo e odia chi appartiene a Gesù. «Guai a voi quando tutti diranno bene di voi».
-Chi appartiene al mondo prepara prima la propria difesa; ma chi attende la salvezza da Gesù Cristo sa che è lui a darci parola e sapienza, e che nemmeno un capello del proprio capo andrà perduto.
-Cosa ci salverà nel giorno del giudizio? Non l’apparenza, ma la perseveranza. Lasciamo che già oggi la Parola di Gesù sia un giudizio sulla nostra vita, per convertirci a lui e prepararci ad accoglierlo nella gioia nel giorno della sua venuta alla fine dei tempi.