Siamo tutti consapevoli del valore della virtù della riconoscenza. A tutti fa piacere essere ringraziati per un servizio effettuato, soprattutto a titolo gratuito; anzi lo crediamo piuttosto doveroso e bolliamo come maleducazione il contrario. È giusto dunque chiederci se abbiamo lo stesso atteggiamento nei confronti di Dio. Pensiamo mai al dono della vita e di tutto ciò che ci permette di renderla bella, buona, felice? Non siamo in fondo creature del Signore che usano ciò che l’universo mette a disposizione gratuitamente?
Forse anche noi pensiamo, come i nove lebbrosi del Vangelo odierno, che si tratta di una cosa scontata, dovuta, meritata. In fondo loro rispettano le regole: si presentano ai sacerdoti per essere riammessi alla comunità, come aveva chiesto Gesù. Il samaritano, invece, nonostante sia ritenuto un blasfemo dai pii Ebrei, sposa l’obbedienza alle regole con la delicatezza del cuore. Torna da Gesù «lodando Dio a gran voce», si prostra «ai suoi piedi, per ringraziarlo». Riconosce il suo intervento e non può godere del dono ricevuto senza mostrargli tutta la sua gratitudine. La psicologia ci dice che la riconoscenza è una delle strade maestre per la felicità. La fede ci aiuta a ricordare che tutto ciò che facciamo e che siamo non dipende soltanto da noi, anzi è per la maggior parte ricevuto. Dio è invisibile, le sue opere no.
Grazie per il pane, il vento, la terra e l’acqua.
Grazie per la musica e per il silenzio.
Grazie per il miracolo di ogni nuovo giorno.
Grazie per i gesti e le parole di tenerezza.
Grazie per le risate e per i sorrisi.
Grazie per tutto ciò che mi aiuta a vivere,
nonostante le sofferenze e lo sconforto.
Grazie a tutti quelli che amo e che mi amano.
E che questi mille ringraziamenti
si trasformino in un’immensa azione di grazie
quando mi rivolgo a te,
fonte di ogni grazia e roccia della mia vita.
Grazie per il tuo amore senza confini.
Grazie per il pane dell’Eucarestia.
Grazie per la pace che viene da te.
Grazie per la libertà che tu ci dai.
Con i miei fratelli io proclamo la tua lode
per la nostra vita che è nelle tue mani
e per le nostre anime che ti sono affidate.
Per i favori di cui tu ci inondi e che
non sempre sappiamo riconoscere.
Dio buono e misericordioso, che il tuo nome sia benedetto, sempre.
(Jean-Pierre Dubois-Dumée, giornalista e scrittore)
“la parrocchia aiuta tutti, aiuta la tua parrocchia”
Con questa rubrica vorremmo dare un resoconto di alcune spese ordinarie e straordinarie della nostra parrocchia, che ci aiutino a mettere “una mano sul cuore” con più consapevolezza.
Una spesa straordinaria dell’ultimo mese riguarda la pulizia del coperto dagli escrementi dei piccioni, portatori di parassiti e malattie. Sono stati spesi € 1586.
Una spesa ordinaria è quella della gestione dell’oratorio, che non è interamente affidata a volontari, ma anche ad un educatore professionista (Giovanni Degli Antoni). Grazie al suo aiuto riusciamo ad assicurare l’apertura quotidiana delle strutture, a fronte di una spesa mensile di circa € 1300.
Vi ringraziamo in anticipo per il vostro contributo! d.Francesco
Papa Francesco è giunto nelle antiche chiese di Europa quasi come una sfida al modo di concepire la parrocchia, la pastorale e la vita cristiana. La “Riforma della Chiesa in uscita missionaria”, bene sintetizza il programma del suo Pontificato. Infatti dalla sua elezione alla sede di Pietro, papa Francesco non ha fatto che incitare la Chiesa ad “aprirsi”, a raggiungere la gente fin nelle più remote periferie esistenziali. In effetti l’inaridimento della spinta missionaria è uno dei punti di maggior criticità della Chiesa cattolica degli ultimi decenni. In questo, numerose volte il papa ha insistito sul concetto che la Chiesa “non è una ONG assistenziale” né fa “proselitismo”, bensì è testimonianza di vita che illumina un cammino, che porta alla speranza. Non una Chiesa giudicante, pronta alla condanna, ma una comunità che offre la “medicina della misericordia”.