XXVI domenica T.O. 25/9/2022
-Quando ci guardiamo allo specchio, quello che vediamo è in realtà rovesciato, ma noi ci immaginiamo proprio così come ci vediamo riflessi nello specchio. Dobbiamo fare uno sforzo mentale per invertire destra e sinistra e vederci così come siamo davvero.
-La stessa cosa avviene per la nostra vita in questo mondo: noi crediamo di vedere come vanno le cose, ma la realtà va ribaltata per essere considerata nella sua verità eterna. Questo è l’insegnamento che oggi risuona nella Parola che abbiamo ascoltato. Un insegnamento che deve mettere in noi una sana inquietudine, perché la nostra rovina consiste nell’indifferenza nei confronti della realtà che ci circonda, nella superficialità coi cui abitiamo la storia.
-Noi siamo il ricco della parabola di oggi: come abbiamo riflettuto domenica scorsa, ci troviamo a vivere in un sistema di ingiustizia che vede gran parte delle risorse del mondo a nostra disposizione, mentre gran parte dell’umanità (il povero Lazzaro) versa nella miseria più totale e inaccettabile; il tutto in un’atmosfera di generale indifferenza da parte nostra, che forse nemmeno sappiamo cosa accade nel resto del mondo se non quello che ci viene detto dai mezzi di comunicazione, cioè quasi nulla.
-Accade poi un meccanismo simile dentro al nostro mondo: ci sono persone benestanti, potenti, che si godono la vita, e nemmeno si accorgono della condizione di tanti che fanno fatica ad arrivare a fine mese e che non si rendono conto di come un certo stile di vita porti alla rovina tutti. Pensiamo ad esempio all’inquinamento, allo sfruttamento selvaggio dell’ambiente e delle risorse, allo spreco dell’acqua e del cibo; pensiamo ai quotidiani incidenti sul lavoro o ad altre stragi dovute al non rispetto delle norme di sicurezza al fine di guadagnare il più possibile. Pensiamo allo sviluppo esponenziale del gioco d’azzardo, dove pochi lucrano sulla pelle di migliaia di persone che si rovinano la vita per sempre. Pensiamo alla miopia di politiche tutte concentrate sul consenso elettorale immediato anziché preoccuparsi del futuro della società, delle famiglie, della natalità, della scuola, del lavoro giovanile, ecc.
-Oggi, nella Giornata mondiale per i migranti e i rifugiati, non possiamo non considerare lo scandalo di migliaia di morti in fondo ai nostri mari e di coloro che sono stati lasciati al largo a morire di fame e di sete pur di non accoglierli; per non parlare di coloro che vengono rispediti in mano ai loro torturatori pensando così di risolvere il problema dei trafficanti, mentre in realtà ci si cerca solo di lavare la coscienza allontanando dagli occhi la presenza fastidiosa di questi esseri umani che hanno l’unica colpa di essere nati nella parte sbagliata del mondo.
-L’immagine usata dal profeta Amos è vera e terribile: persone ricche che se la godono senza rendersi conto che il popolo va in rovina e che presto dovranno andare in esilio in Babilonia. C’è una spensieratezza che ci rende ciechi di fronte alla realtà, incapaci di vedere le conseguenze di ciò che facciamo e di considerare la vita degli altri e i loro problemi, tutti concentrati su noi stessi e sulla nostra tranquillità.
-Cosa c’è al di là dello specchio? Qual è la realtà delle cose? Gesù ce lo mostra attraverso questa parabola drammatica in due quadri. Nel primo c’è un ricco che se la spassa per tutta la vita e un povero seduto alla sua porta che brama di sfamarsi degli scarti che cadono dalla sua tavola, soccorso solo dai cani. Nel secondo, ambientato nell’aldilà, il ricco è torturato nelle fiamme dell’inferno mentre il povero è consolato nel seno di Abramo. Come la preghiera del povero non arrivava alle orecchie del ricco e nulla si faceva per lui, così ora è la sua preghiera a non essere esaudita, perché c’è un abisso tra il paradiso e l’inferno che nessuno può colmare. È lo stesso abisso che il ricco in vita ha costruito nei confronti del povero. E alla preghiera del ricco per i suoi parenti ancora in vita, viene risposto che essi hanno tutto ciò che serve per salvarsi: hanno la Parola della Scrittura. Non servono miracoli ed effetti speciali: se non ascoltano Mosè e i profeti, non crederanno nemmeno di fronte alla risurrezione. Infatti nemmeno la risurrezione di Gesù ha scalfito la durezza di cuore di chi non crede alla parola delle Scritture.
-La tentazione può essere quella di ridurre questa parabola ad un insegnamento morale e ad una visione “manichea” della realtà, come se i ricchi fossero cattivi e i poveri buoni. Ma Gesù va oltre questo modo semplicistico di leggere le cose. Non ci insegna a fare qualche elemosina in giro per metterci a posto la coscienza. Vuole invece guarire il nostro cuore e il nostro sguardo con il dono della fede. È la fede che mi fa leggere le cose non secondo un gioco di specchi ma secondo la verità. È la fede che mi apre gli occhi per riconoscere che non sono io che salverò il povero, ma è lui che salverà me, perché il povero è Gesù Cristo che sta alla mia porta tutti i giorni e bussa. L’inferno è la condizione di chi per tutta la vita ha chiuso gli occhi e il cuore e non ha accolto Gesù come salvatore, non ha aperto la porta, si è girato dall’altra parte. Gesù non parla di un sentimento di vaga compassione paternalista verso chi sta peggio di noi: la fede ci muove le viscere e ci rende simili a Cristo, che trovandoci mezzi morti a causa dei nostri peccati si è fermato e si è preso cura di noi, ha preso su di sé la nostra povertà e la nostra morte.
-Come assumeremo questo sguardo di fede sulla storia? Ascoltando la Parola di Dio, che illumina la realtà delle cose, che ci dona la vera sapienza che il mondo non può accogliere. Tutte le Scritture ci portano a Gesù e alla sua Pasqua: ascoltiamole dunque, per riconoscere in ogni persona che si presenta alla porta della nostra vita la presenza viva di Gesù risorto, che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà.