«Non potete servire Dio e la ricchezza». Questa frase lapidaria ascoltata oggi nel Vangelo ci mette in crisi. Su questo argomento Gesù non fa sconti, non ammette gradualità, non è politicamente corretto. È un aut aut: chi cerca Dio non cerca la ricchezza materiale, e viceversa.
Cerchiamo di tranquillizzare la nostra coscienza ripetendoci che tutto ciò che abbiamo accumulato ci serve, o servirà ai nostri cari; che collaboriamo alle necessità della Chiesa e a volte facciamo volontariato; che non ci tiriamo indietro quando ci viene chiesta la beneficienza di qualche spicciolo o di un sms solidale.
Gesù è più radicale. Ha visto, come il profeta Amos secoli prima, ricchi falsare la realtà, abusare della propria condizione, calpestare e sterminare i poveri (prima Lettura). Si è accorto che chi è troppo centrato su se stesso e sui propri beni ha più difficoltà a vedere gli altri e a impegnarsi per loro. Ha constatato, come suggerisce il salmo 49, che «l’uomo nella prosperità non comprende»: l’attaccamento alle cose e l’abbondanza distraggono l’uomo da ciò che è interiore e spirituale. Per Gesù la ricchezza è sempre «disonesta», fuorviante, negativa; e si contrappone a quella «eterna» che è però conquistata dal nostro modo di vivere quella terrena: usandola per fare del bene, nella giustizia e nella sobrietà.
Ci inviti, Signore Gesù,
a riflettere sul difficile settore
dell’amministrazione dei beni
e dell’uso del denaro,
a non essere schiavi di essi,
ma a servircene per fare il bene.
Non si tratta di fare l’elemosina,
ma di cambiare il nostro modo di vivere e pensare,
accogliendo i poveri come privilegiati.
Siamo chiamati a fare una precisa scelta di campo,
non si può ignorare ciò che ci circonda.
È difficile avere mani libere e pure da alzare al cielo.
Quante volte raggiunto il fondo,
rimbalziamo come una palla che,
più in basso cade, più in alto rimbalza.
Anche noi siamo incapaci di amministrare
le tue ricchezze: intelligenza, volontà,
energie fisiche, tempo.
Donaci la serenità di accettare
le cose che non possiamo cambiare,
e la forza di cambiare quelle che dobbiamo.
Aiutaci, o Signore, ad essere anche noi
amministratori scaltri di quanto ci doni.
(don Antonio Merico)
Ha più valore il canto degli uccelli o un aumento di stipendio? Analizzando i dati di 26.000 adulti in 26 paesi europei, i ricercatori della Goethe University di Francoforte hanno scoperto che vivere vicino a un ambiente naturale ha un’influenza molto forte sulla nostra soddisfazione e felicità. «Avere attorno a sé 14 specie di uccelli in più equivale a guadagnare il 10% in più di stipendio al mese». Gli studiosi sottolineano che la diversità di specie di uccelli è un indicatore della salute generale dell’ambiente e i loro suoni contribuiscono al nostro benessere.
Non siate mai uomini e donne tristi; un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona Gesù, che è in mezzo a noi, nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili. (papa Francesco)