XXIII domenica T.O. anno C 4/9/2022
-Il Vangelo è un cammino di libertà che Gesù ha aperto da-vanti a noi. Se ci sono tanti che si dicono cristiani e la maggioranza di questi vivono la propria condizione come un peso, con un senso di vuoto e di amarezza, nella lamen-tela continua, il motivo è semplice: il Vangelo è per loro una regola imposta, ogni rinuncia è una perdita, una costri-zione. Non vivono il Vangelo e le sue esigenze come un cammino di libertà, e la fede non rende bella la loro vita. Del resto come può essere bella una vita dove non si può scegliere, ma tutto è imposto dalle regole o dalle conven-zioni sociali?
-Il Vangelo è un cammino di libertà proprio perché mi met-te di fronte a delle scelte. Finché non sono capace di sce-gliere, non sono libero. Troppe volte non scegliamo, perché non ne abbiamo il coraggio. Così ci facciamo una vita cri-stiana tiepida, fatta di non scelte, di obbedienze forzate, co-struita sui sensi di colpa che ci impediscono di vivere dav-vero.
-Gesù, vedendo tanta gente che gli va dietro, non ha paura di perderla per strada; ha paura di avere attorno gente che non sceglie. Stare vicino a Gesù non significa averlo scelto, non significa essere suo discepolo. Se oggi noi siamo qui non significa che abbiamo scelto Gesù, né che siamo suoi discepoli, disposti a seguirlo ovunque. La prova è che te-niamo i piedi in due staffe, stiamo con Gesù senza rinuncia-re alle logiche del mondo, ai nostri piccoli idoli.
-Per questo Gesù oggi ci dà tre criteri per vedere se davvero siamo suoi discepoli: amare lui più di tutti i nostri affetti più cari; prendere la nostra croce andando dietro di lui; ri-nunciare a tutti i nostri averi.
-Perché per essere cristiani occorre rinunciare a tutto il re-sto? Come si può essere felici in una vita fatta di rinunce?
Per comprenderlo occorre che chiediamo a Dio la sua sa-pienza, così diversa da quella del mondo. La soluzione sta proprio nel comprendere il senso della libertà che Gesù ci ha conquistato.
-Siamo liberi se sappiamo scegliere; ma possiamo scegliere solo se rinunciamo a qualcosa. Che libertà c’è nel non sce-gliere, pretendendo di avere tutto e il contrario di tutto? Questo è il grande dramma della Chiesa di oggi: i cristiani non sono più disposti a scegliere davvero, e Gesù diventa uno fra tanti. Ma Gesù vuole essere l’unico, perché lui dà senso a tutto il resto. Lui dà valore ai nostri affetti, all’esercizio della nostra volontà, all’uso dei nostri beni.
-Così, amare Gesù più del padre, della madre, dei figli, dei fratelli, delle sorelle e della propria vita, non vuol dire ri-nunciare a questi affetti: vuol dire piuttosto rinunciare a fare di questi affetti degli idoli. Il cristiano ama tutti in Cristo, perché è Gesù Cristo la misura dell’amore vero. Le persone che amo non possono salvarmi, solo Gesù Cristo può sal-varmi. Solo lui può darmi tutto ciò di cui ho bisogno. Anzi, lui stesso moltiplicherà gli affetti umani, perché «non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o geni-tori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà» (Lc 18,29-30).
-Secondo criterio per essere discepoli di Gesù: prendere la nostra croce e andare dietro a lui. Prendere la croce non si-gnifica vivere da rassegnati, soffrire in silenzio nella spe-ranza che dopo andrà meglio. Significa invece riconoscere nella mia croce concreta, quella persona o quella situazione che ogni giorno mi uccide, la presenza della gloria di Gesù risorto, la via nella quale Dio vuole darmi la vita, farmi ri-sorgere. Per questo rinuncio alla mia volontà per fare la sua, anche se non la capisco. Che discepolo sono, se faccio di testa mia? Ancora una volta si tratta di una falsa libertà, perché scelgo di non scegliere, sto con Gesù ma non lo se-guo. E il risultato è una vita triste, e un cristiano triste non attrae nessuno verso Gesù, fa scappare la gente dalla fede.
-Terzo criterio del discepolato: rinunciare a tutti i propri averi. Ancora una volta qui Gesù ci chiede di scegliere: preferisci me o i tuoi soldi, la tua macchina, la tua casa, il tuo lavoro, le tue comodità, le tue sicurezze? Non puoi met-tere tutto sullo stesso piano, trasformando Gesù in uno dei tuoi tanti idoli. Quanto sei disposto ad affidarti alla Provvi-denza di Dio? Non sei forse attaccato con il cuore alle tue cose? Sappiamo bene che per soldi si rinnega tutto e tutti, anche la propria fede. Devi scegliere. Fai bene i tuoi conti, perché scegliere Gesù richiede che non lasci le cose a metà, che non ti tieni aperte delle uscite di sicurezza. Scegli, o Gesù o il mondo, ma scegli! Il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Impara a vivere nella libertà vera, quella che Gesù ti ha conquistato a caro prezzo, e allora sarai un cri-stiano felice, un segno che attira la gente a Gesù e non la fa scappare.