XIII domenica T.O. anno C 26/6/2022
-Riprendiamo oggi le domeniche del tempo ordinario da un punto chiave della vita di Gesù. Il Vangelo di Luca infatti legge il ministero di Gesù dividendolo in due parti. Inizialmente Gesù annuncia il regno di Dio, chiama i Dodici, compie guarigioni, insegna e così via. Ma viene un momento in cui tutta la sua vita si orienta verso una meta da rag-giungere: la morte in croce. Luca descrive questa seconda parte della vita di Gesù come un lungo cammino verso Gerusalemme. Da questo momento, sembra cambiare il ritmo: tutto assume una grande urgenza e ciascuno attorno a Gesù è chiamato a compiere delle scelte definitive.
-Letteralmente il nostro racconto dice che Gesù «indurì il suo volto» verso Gerusalemme: Luca descrive in modo molto efficace i sentimenti che popolano il suo cuore. Deve esserci in lui una grande lotta interiore, perché sa che la meta del suo cammino sarà la sofferenza e la croce: per questo indurisce il volto, facendosi forza per rimanere dentro a questa decisione d’amore.
-Gesù non è prigioniero del proprio destino, ma lo sceglie liberamente. Vive quella libertà di cui parla san Paolo: non la finta libertà di chi fa quello che gli pare senza rendere conto a nessuno, ma la libertà di chi si mette al servizio. Solo l’amore ci rende liberi, anche se tante volte amare è faticoso.
-Questa libertà Gesù la insegna anche a coloro che lo seguono, a ciascuno di noi, sapendo bene che questa libertà non è a buon mercato.
-Il tratto fondamentale della libertà evangelica è la radicalità, ben diversa dal fondamentalismo. Il fondamentalismo rende schiavi di una legge o di una dottrina, imponendo a tutti un modo di essere o di credere. Il radicalismo rende liberi perché non si impone a nessuno, va scelto e si applica solo a se stessi.
-Giacomo e Giovanni sono dei fondamentalisti: davanti al libero rifiuto da parte dei samaritani di accogliere Gesù, sono pronti a invocare maledizioni e punizioni divine. Ma Gesù li rimprovera: non è questo lo stile della sua comunità.
-Non si tratta di rassegnazione o di minimalismo. Gesù semplicemente non obbliga nessuno ad accoglierlo. Perfino ai Dodici dice fino all’ultimo che se vogliono possono andarsene. Ma a chi lo segue chiede cose ben precise, che non tolgono la libertà, anzi, educano alla vera libertà. Vuoi essere libero? Allora devi scegliere. Non puoi tenere i piedi in due staffe: o mi scegli o non mi scegli. Con Gesù non esistono le mezze misure. Certo, la nostra fede è un cammino e ha delle tappe di crescita da rispettare; ma l’orientamento di fondo è sempre uno: scegliere Gesù Cristo come Signore della mia vita.
-La libertà evangelica si declina in tre aspetti che Gesù presenta nei tre incontri narrati in questo racconto.
-Il primo è la povertà: «le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». Vuoi seguire Gesù? Occorre che impari la libertà dai beni e dalle sicurezze materiali. La povertà è un atteggiamento nei confronti della realtà: fare uso di tutto senza possedere nulla e senza confidare in null’altro che nella provvidenza di Dio. Sappiamo bene quanto l’attacca-mento ai beni terreni e la ricerca di sicurezze allontanino il cuore da Dio e impediscano di vivere secondo il Vangelo.
-Il secondo aspetto della libertà è l’obbedienza. Davanti all’invito di Gesù a seguirlo non posso mettere davanti altre esigenze. «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre»: di per sé appare come una richiesta buona. Ma in quel “prima” ci sta una volontà che precede quella di Gesù. Se vuoi seguire Gesù, devi morire a te stesso e alla tua volontà per imparare a fare sempre la volontà di Dio, senza anteporre nulla a Cristo. Questo non perché la nostra volontà sia cattiva, ma perché il nostro unico bene sta nel compiere la volontà di Dio.
-Il terzo aspetto della libertà è la castità, cioè la libertà del cuore. «Ti seguirò, Signore; ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ciò che Elia aveva permesso ad Eliseo, con Gesù non è più possibile, perché lui è il Signore e va amato con tutto il cuore. «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
-È dentro a questa libertà che diventiamo davvero cristiani, discepoli di Gesù: libertà dai beni materiali, libertà da noi stessi, libertà dalle persone. Una libertà non fine a se stessa, ma una libertà per il regno di Dio.
-È importante che come Chiesa ci confrontiamo continua-mente con questa esigenza radicale del Vangelo, per non diventare schiavi della legge o delle dottrine.
-Chiediamoci oggi quale modello di Chiesa vogliamo: una Chiesa fondamentalista o una Chiesa evangelica? Certo, è più facile e comodo l’atteggiamento di Giacomo e Giovanni, che impongono una verità e una morale e lanciano condanne a chi non le accetta. In questo modo, ci illudiamo di essere cristiani senza mai confrontarci personalmente con Gesù Cristo. Altra cosa è rimettere al centro il nostro personale cammino dietro a Gesù e quindi l’esigenza di una conversione, di una progressiva liberazione del cuore da tanti padroni che si contendono il nostro cuore con Cristo.
-Non spaventiamoci davanti alle esigenze radicali del Van-gelo: sono la ricetta della vera libertà. Temiamo piuttosto che il nostro cuore si ammali di una religiosità rigida e giudicante e che la Chiesa diventi una fortezza che si difende dal mondo. Sarà la nostra libertà evangelica, e non la nostra chiusura, ad aprire il cuore della gente all’accoglienza di Gesù che viene.