Se i credenti non l’avessero, bisognerebbe inventarla. Ma, per fortuna, ci ha già pensato Gesù.
Ha raccolto gli Apostoli attorno a una mensa e ha ricordato loro le cose più importanti: quanto è grande il nostro Dio, quanto è importante servire, quanto conta l’amore. Ha fatto sintesi della vita in un segno: farsi pane per nutrire chi cammina al nostro fianco; farsi vino per rallegrare chi si ferma accanto a noi. Ha iniziato lui, perché imparassimo a farlo anche noi.
A tavola i discepoli hanno capito la forza che dava il ricordo delle sue parole, la consegna delle proprie questioni e dei propri crucci, la sua presenza reale che avvertivano nei cuori quando ripetevano i gesti dell’ultima cena in sua memoria.
La tradizione antichissima della Chiesa ha raccolto le preghiere più belle: Kyrie eleison, Signore perdona… Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini amati dal Signore… Alleluia, lodate Dio… Credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo… Abbà, padre nostro… Amen, avvenga come Tu sai. L’Eucarestia è più dell’ascolto della Parola sminuzzata dalla sapienza del sacerdote. È più dell’offerta a Dio del sacrificio del Cristo. È più della comunione con il Salvatore e con la comunità dei credenti.
È più della ricarica di Grazia per svolgere in Cristo la nostra missione di figli di Dio. È apprendere, curare, assorbire la Vita, dalla sua fonte. È lasciarsi amare dal nostro Dio.
RENDICI TUOI TABERNACOLI
Cristo, avido di moltiplicare la tua presenza,
fa’ di noi dei tabernacoli
simili a quello che ti sei scelto di pietra o di metallo.
Riempici con la tua presenza eucaristica,
silenziosa e insieme straripante.
Impadronisciti del nostro cuore,
affinché questa dimora di carne ti appartenga.
Chiuditi in noi come hai voluto chiuderti
sui nostri altari
nella prigione del tuo amore,
in una presenza ininterrotta.
Prendi tu stesso la chiave di questa intima dimora
e custodiscila da padrone, affinché
tu solo possa aprirla e possederla.
Accendi in essa la lampada che arde ininterrottamente:
la tua luce capace di dissipare
le nostre tenebre interiori
e guidare il nostro cammino.
Santifica tutto in noi,
affinché possiamo offrirti un vero santuario
e rimanere degni di essere per sempre
il tuo tabernacolo.
Rendici adatti a trasmettere agli altri,
attraverso l’opacità della nostra povera persona,
il tuo divino irraggiamento.
(padre Jean Galot sj)
VANGELO VIVO
In carcere lo chiamano il «macellaio», l’assassino che deve morire sepolto vivo. Lascia una lettera anonima in sacrestia, perché ama starsene «in disparte, fuori dal giro dei leccapiedi». Ma alla domenica va a Messa, pensa e guarda tutto. Ha visto il prete stanco, subissato di richieste. «Se qualcuno mi chiedesse di descrivere il cappellano, non ho dubbi: è un surfista. Le onde sono sempre più alte, lui sempre più solo, ma comunque ci prova a stare in piedi sulla tavola. Quando ci riesce lui dirà che è stato Dio, per me è solo un uomo che ha una volontà granitica». Chiama l’Eucarestia «la sua ora d’aria settimanale». «Non ho mai creduto in Dio, ma Dio è testardo con me. Contro questa sua testardaggine ho le armi spuntate, sto per cedere la guerra». Conclude augurando buona domenica al suo prete: «Ho scritto queste righe perché ti voglio bene. Non servirà, ma è sempre meglio di… Firmato: un galeotto da vent’anni in giro per le patrie galere».
«…IN MEMORIA DI ME»
La parola «memoria» può far pensare che il Signore abbia chiesto solo di ricordare il suo gesto, che gli apostoli non hanno più dimenticato. È però più corrispondente il termine «memoriale», che si riferisce alla celebrazione rituale, nella quale l’avvenimento di cui si fa «memoria» viene ripresentato con tutta la sua realtà e messo a disposizione di coloro che «celebrano». Così l’Eucaristia estende nel tempo il sacrificio della croce e raggiunge tutti i credenti, offrendo il pane di vita eterna e il vino della salvezza.
«COME IO HO AMATO VOI…»
Questa parola di Gesù può sembrare impossibile da vivere, ma in realtà è un dono, il più grande che egli ci fa sul piano della vita morale e dell’identità di figli di Dio. Egli davvero ci rende figli di suo Padre, ci dona la vita divina, ci dà la capacità di amare come lui, ci mette a disposizione la forza per farlo, lo Spirito Santo. Invece di lasciarci bloccare dal pensiero dell’impossibilità, accogliamo il dono e proviamo a viverlo, potremo vedere i miracoli dell’amore.