SS. Trinità anno C 12/6/2022
-Come un prolungamento della gioia pasquale, questa festa della SS. Trinità ci introduce nel cuore stesso di Dio. Non un Dio anonimo, ma il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio con noi. Non un Dio senza volto, ma il Dio che si è mostrato in Gesù, che ha detto: «chi ha visto me ha visto il Padre». Non un Dio lontano, ma un Dio che si è fat-to carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Non un Dio impassibile, ma il Dio che ha preso su di sé le nostre sofferenze ed è salito sulla croce. Non un Dio solo nella sua di-staccata perfezione, ma il Dio unico in perfetta comunione in se stesso e con tutta la creazione.
-Quando definiamo Dio con il termine difficile di Trinità, intendiamo dire un po’ tutte queste cose. Dio è diverso dagli idoli, che sono la proiezione dei nostri desideri e delle nostre paure. Dio è invece totalmente oltre i nostri ragionamenti e le nostre costruzioni mentali, perché la sua sapienza precede tutta la creazione. Lui, che è perfetta comunione d’amore e non ha bisogno di nessuno, ha creato ogni cosa per riversare il proprio amore su tutte le creature.
-Dire che Dio è Trinità significa riconoscere che è sempre in relazione; solo dentro a questa relazione possiamo conoscere qualcosa di lui e comprendere chi siamo noi. Fuori da questa relazione, invece, non possiamo più capire nulla, non sappiamo chi è Dio, né chi siamo noi. Più entriamo in relazione con Dio, che si è manifestato in Gesù Cristo e che ci ha donato il suo Spirito d’amore, più vediamo guarire le nostre relazioni, che si sono ammalate a causa del peccato.
-Guarisce la nostra relazione con le altre persone e con la società, relazione spesso basata sull’egoismo, sulla paura, sull’invidia, sulla ricerca del potere, sull’indifferenza verso tutti coloro che non rispondono alle nostre esigenze e ai nostri standard di perfezione.
-Guarisce la nostra relazione con la creazione, compromessa dal sistematico abuso di potere, a causa del quale stiamo vedendo realizzarsi la distruzione della nostra casa comune, quasi giunta ad un punto di non ritorno.
-I drammi che il nostro mondo sta vivendo e che ci toccano sempre più da vicino sono il risultato dell’esserci messi al posto di Dio, anziché riconoscere con gratitudine e meraviglia la grande opera di Dio, che risplende prima di tutto nella creazione e nella bellezza di quella creatura che Dio ha messo al vertice di tutto, cioè l’uomo. Questo vale per tutti, non solo per i cristiani: tutta la creazione ci parla di Dio, ma è un libro che troppi non sanno più leggere. I cristiani hanno poi una responsabilità ancora maggiore, perché Dio si è rivelato a loro in modo unico nel suo Figlio e ha donato loro lo Spirito Santo, che li conduce a tutta la verità.
-Se dunque è terribile e scandaloso che l’uomo distrugga sistematicamente la creazione, non sapendo riconoscere che in questo modo distrugge se stesso; se è terribile e scandaloso che l’uomo cerchi la morte e l’annientamento di altri uomini alimentando tante ingiustizie e combattendo tante guerre, tutto questo diventa insopportabile quando queste cose sono promosse da chi si dice cristiano, da noi, da una società che si fonda su una cultura cristiana e poi contribuisce ai massimi livelli allo sfruttamento insensato delle risorse della terra e ai disastri climatici; proclama la promozione dei diritti umani e poi favorisce l’aborto e l’eutanasia come simboli di civiltà, distrugge la famiglia, ruba la speranza e il futuro ai giovani, spende miliardi per le armi togliendoli all’educazione, alla sanità, all’aiuto verso i più poveri, sbarra la strada a chi fugge dalla guerra e dalle torture e li rimanda indietro chiudendo gli occhi sulla loro tragica sorte, non muove un dito in difesa dei cristiani perseguitati nel mondo… che immagine stiamo dando di Dio noi cristiani con il nostro modo di vivere?
-Quanto è importante rimettere Dio al centro della nostra vita! Recuperare il nostro rapporto con lui e vivere ad immagine della Trinità, sanando così le nostre relazioni ferite dall’idolatria di noi stessi. Vivere come il Padre e il Figlio, gli uni per gli altri, gli uni negli altri, generando vita e futuro. Finché Dio sarà per noi un triangolo con un occhio dentro, un concetto, un contenitore vuoto che riempiamo come pare a noi, un idolo insomma, a nostra disposizione e asservito alle nostre ideologie, porteremo nel mondo la morte e non la vita e ci condanneremo all’autodistruzione.
-Il nostro servizio come cristiani in questo mondo è fonda-mentale: dare gloria a Dio e non a noi stessi; servire Dio e non i nostri interessi; fare risplendere l’amore di Dio, che ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio. Tiriamo fuori Dio dalla sfera privata, testimoniamolo in ogni occasione opportuna e non opportuna con le nostre scelte controcorrente. Portiamolo fuori dalla chiesa per farlo abitare tra gli uomini e le donne del nostro tempo. Solo così contribuiremo a fare crescere il suo regno nel mondo.