Cristo ci chiama a partecipare alla sua eterna relazione con il Padre. Ci può essere un messaggio e un dono più grande? Una vita che non avrà fine, bensì salto nella pienezza; né fame, né sete, né pianto, né tribolazione, né sporcizia, certifica il libro dell’Apocalisse: il pastore guiderà alle fonti dell’acqua che lava, scioglie, purifica, disseta.
Dal tono della voce gli esseri umani riescono a distinguere se l’incontro sarà positivo, percependo l’affetto o la freddezza, l’amore o il disprezzo. Noi non conosciamo il timbro di Gesù, ma il Vangelo ci consola: la sua voce è ferma e interessata, e non può che guidarci alla vita. Il male non ha più potere su chi è in relazione fiduciosa con Lui, perché «nessuno ci strapperà dalla sua mano». Soltanto noi abbiamo il potere e la libertà di allontanarci dal suo ovile. Soltanto noi possiamo nasconderci, irrigidirci, scollegarci da Lui. Possiamo fingere di dimenticare o convincerci della sua inesistenza. Possiamo soffocare la sua luce o correre lontano da essa.
Ma la sua voce non verrà mai meno. Continueranno i suoi appelli attraverso le buone persone, i testimoni della vita, i frammenti della sua Parole, le pietre della storia. Ma soprattutto in quella voce interiore che nasce dalla profonda nostalgia che è seminata da sempre in noi: «Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (S. Agostino).
Dio della pace, che di due ci fa uno
e ci fonde l’uno con l’altro,
che colloca i re sui troni e solleva i poveri
dalla terra e innalza gli abietti dal nulla;
che scelse David e lo prese dalle greggi di pecore,
sebbene fosse l`ultimo dei figli di Jesse;
il quale riempie di forza la parola
di quelli che annunziano il Vangelo,
egli regga la nostra destra, la guidi secondo
la sua volontà e la coroni di gloria,
pascendo i pastori e guidando le guide;
perché noi possiamo pascolare con sapienza
il suo gregge. Dia lui virtù e fortezza al suo popolo
e si formi un gregge splendido e immacolato
degno dell`ovile del cielo, nella casa della gioia,
nello splendore dei santi;
perché tutti, gregge e pastori, possiamo
cantare gloria, in Gesù Cristo nostro Signore,
al quale sia ogni gloria nei secoli dei secoli.
Amen.
(San Gregorio di Nazianzo, padre e dottore
della Chiesa)
«Il Maestro mi fece il dono di comprendere che per essere Lui tra la gente, quindi pastore credibile e buono, occorreva prima di tutto che io divenissi buono. La gente esige di vedere nel sacerdote l’Amore di Dio vissuto e donato, non solo sull’altare, ma sempre e dovunque!». Così mons. Antonio Riboldi testimoniava la sua vocazione: prima in Sicilia nella ricostruzione delle comunità del Belice provate da mafia e terremoto, poi come vescovo ad Acerra, capace di «dar voce a chi non ha voce» e di fronteggiare la camorra con le armi della persuasione. Un pastore «con l’odore delle pecore», che nel disagio si adattava a vivere come i suoi cristiani nelle baracche. «È bello, infinitamente bello, ammirare come Dio sa operare se ci si abbandona nelle sue mani. Se gli si dice di sì, in totalità, Lui opera cose che la mente dell’uomo forse sogna, ma senza riuscire a trovare ali per volare».
«VENITE A MANGIARE»
Gli apostoli fanno la pesca straordinaria, ma è Gesù che prepara il «banchetto» di pane e pesce. Il suo invito, «Venite a mangiare», risuona per tutti i cristiani ogni domenica, giorno e luogo del banchetto eucaristico, fatto di Parola e Pane. La fatica, fruttuosa o no, di tutta la settimana, trova ristoro ed energia nuova nella comunità raccolta attorno al Signore Gesù, risorto e fatto pane di vita eterna e vino di salvezza.
GESÙ CI CONOSCE
Per due volte, nel capitolo 10 di Giovanni, Gesù dichiara di conoscere le sue pecore, cioè coloro che credono in lui e lo seguono. Siamo conosciuti da Gesù e questo corrisponde perfettamente all’essere amati da lui; il suo amore si manifesta semplicemente e chiaramente nel fatto che egli consegna la sua vita per noi sulla croce. Così la vita del figlio di Dio ci è donata e noi, diventando figli del Padre, abbiamo già la vita eterna.
DAI DISCORSI DI PAPA FRANCESCO
La famiglia è il luogo dove si impara ad amare, ad ascoltare, a condividere, a sopportare, a rispettare, ad aiutare.
Mi piace vedere la santità nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. Questa è la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicini a noi e sono un riflesso della presenza di Dio.
A MARIA DONNA DELL’ASCOLTO
Maria, donna dell’ascolto, rendi aperti i nostri orecchi; fa che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesù tra le mille parole di questo mondo; fa che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo, ogni persona che incontriamo, specialmente quella che è povera, bisognosa, in difficoltà. Maria donna della decisione, illumina la nostra mente e il nostro cuore, perché sappiamo obbedire alla Parola del tuo Figlio Gesù, senza tentennamenti; donaci il coraggio della decisione, di non lasciarci trascinare perché altri orientino la nostra vita.
Maria donna dell’azione, fa che le nostre mani e i nostri piedi si muovano “in fretta” verso gli altri, per portare la carità e l’amore del tuo Figlio Gesù, per portare come te, nel mondo la luce del Vangelo.