Probabilmente, bastano queste tre parole a sintetizzare il cristianesimo. La Pasqua non è soltanto la nostra festa più grande. Con essa cambia la storia; nulla può essere più come prima. «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?». La domanda degli uomini dagli abiti sfolgoranti da quel giorno si può ripetere per tutti gli esseri umani. Il male, il peccato, la morte hanno perso il loro potere di distruggere definitivamente la vita.
Per questo la liturgia ha un tripudio di parole d’esultanza: l’esortazione continua alla gioia, lo splendore di un’inondazione di luce, i cori angelici che inneggiano alla gloria di Dio, finalmente svelata e vittoriosa. Addirittura il peccato originale diventa una «felice colpa» che «meritò di avere un così grande redentore!».
Dio ha fatto la sua parte, attraverso la scelta libera e coraggiosa di suo Figlio. Ma noi sappiamo fare la nostra? Sappiamo vivere alla luce di questa notizia che può spazzare via paure, preoccupazioni e titubanze, ma anche metterci in guardia dagli obiettivi riduttivi della vita terrena? Sappiamo vivere nella fede che non si lascia sconfiggere dalle ombre del male, sapendo che Dio avrà sempre l’ultima parola? Sappiamo ogni giorno sentirci vivi, gioiosi e sereni, aperti alle sorprese che l’esistenza porta con sé, nelle molteplici dimensioni della realtà? Sono proprio questi i frutti della Pasqua, se vogliamo cogliere la salvezza che ha spalancato davanti a noi.
Aiutaci, o Signore, a portare avanti
nel mondo e dentro di noi la tua Risurrezione.
Donaci la forza di frantumare tutte le tombe
in cui la prepotenza, l’ingiustizia, la ricchezza,
l’egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia,
il tradimento, la miseria, l’indifferenza,
hanno murato gli uomini vivi.
Metti una grande speranza
nel cuore degli uomini specialmente di chi piange.
Concedi a chi non crede in Te,
di comprendere che la tua Pasqua
è l’unica forza della storia
perennemente eversiva.
E poi, finalmente, o Signore,
restituisci anche noi, tuoi credenti,
alla nostra condizione di uomini.
(mons. Tonino Bello)
VANGELO VIVO
La Chiesa non si è mai sbilanciata, definendola semplicemente icona del Cristo. Eppure la Sindone, il lenzuolo che ha avvolto il corpo di un uomo crocifisso, è il segno tangibile più evidente della sua unicità. Innanzitutto perché nessuno è riuscito a dimostrare come l’immagine sia rimasta impressa in modo indelebile. Necessiterebbe di un’energia non contenibile da ciò di cui disponiamo sulla Terra. Nelle fibre del lenzuolo sono presenti spore di piante presenti solo in Palestina e i segni sul corpo corrispondono perfettamente ai racconti dei vangeli. Gli statistici ritengono ci siano due probabilità su cinquecento milioni che non sia di Gesù. E i recentissimi studi posturali ci dicono che l’uomo è rimasto impresso mentre sta per alzarsi. È dunque possibile che sia giunto fino a noi qualcosa di più di un indizio della sua risurrezione.
CORRERE AL SEPOLCRO PER CREDERE
Gli apostoli erano stanchi, amareggiati e delusi. Si erano nascosti per paura. Non aspettavano la risurrezione. Il sepolcro vuoto li fa correre per vedere. Ma non vedono Gesù, solo la sindone e il sudario. Per il discepolo che rappresenta l’amore è sufficiente e arriva alla fede; è lui il primo ad aver creduto, senza vedere il Signore, e ha tracciato la strada per tutti noi.
Donna ecco tuo figlio
Queste parole hanno il valore di un testamento e danno al mondo una Madre.
Da quel momento la Madre di Dio è diventata anche Madre nostra! Nell’ora in cui la fede dei discepoli veniva incrinata da tante difficoltà e incertezze, Gesù li affida a Colei che era stata la prima a credere, e la cui fede non sarebbe mai venuta meno.
E la “donna” diventa Madre nostra nel momento in cui perde il Figlio divino. Il suo cuore ferito si dilata per fare posto a tutti gli uomini, buoni e cattivi, tutti, e li ama come amava Gesù. La donna che alle nozze di Cana di Galilea aveva dato la sua cooperazione di fede, al calvario tiene accesa la fiamma della fede nella risurrezione del Figlio, e la comunica agli altri, diventando sorgente di speranza.
† papa Francesco