«Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello»
-Queste parole della sequenza di Pasqua risuonano oggi con particolare forza. Infatti la risurrezione del Signore non è il lieto fine di una favola di buoni sentimenti, ma l’esito di una drammatica battaglia tra la morte e la vita. La morte ha ingoiato la vita di Cristo crocifisso pensando di annientare l’autore della vita, ma quel boccone è stata la sua rovina, svuotando la morte della propria forza interiore. Così, se la morte continua a toccare l’umanità, non può più avere l’ultima parola, perché il Signore l’ha vinta per sempre.
-Questa vittoria è avvenuta nella notte del mondo, e Maria va al sepolcro quando è ancora buio. In lei siamo rappresentati tutti noi, che celebriamo la Pasqua mentre il buio regna sul mondo e dentro di noi. È difficile fare festa mentre l’umanità è dominata dalla tragedia della guerra e mentre abbiamo negli occhi immagini di morte e di crudeltà inimmaginabili. Ma la Pasqua non è un fare finta che tutto vada bene, un girarsi dall’altra parte. La Pasqua è un annuncio, che deve risuonare soprattutto dove è ancora buio, dove la speranza è scomparsa, dove la morte appare la regina incontrastata che allunga la sua ombra sul mondo intero. È l’annuncio che Gesù, crocifisso e risorto, è il giudice dei vivi e dei morti, il Signore della storia.
-Noi ancora, finché viviamo in questo mondo, sperimentiamo il dramma della lotta tra la vita e la morte che si affrontano dentro e fuori di noi. Ma sappiamo che il vincitore è Gesù Cristo: «Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa».
-Se siamo risorti con Cristo, cerchiamo le cose di lassù, non quelle della terra. Viviamo con i piedi per terra, dentro alla realtà e ai suoi drammi; ma non lasciamoci conformare a questo mondo con le sue logiche di morte. Noi che abbiamo conosciuto Gesù risorto siamo morti con lui nel battesimo alle cose di questo mondo, e la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Viviamo perciò da risorti dentro a questo mondo di morte! Testimoniamo la speranza che viene da Gesù. Corriamo ed entriamo nel sepolcro, riconosciamo i segni della sua vittoria sulla morte. Lasciamolo vincere sulle nostre morti quotidiane, sui fallimenti della nostra vita, nelle relazioni ferite dal male dato e ricevuto. E diventiamo anche noi annunciatori della speranza a questo mondo che l’ha persa riponendo le sue certezze su logiche di morte.
«Cristo, mia speranza, è risorto»: ci precede in Galilea, nel mondo che ancora vive nel buio. Andiamo dunque in Galilea, nel nostro mondo, e riportiamo la sua speranza e la sua gioia.