-Girando per le case in queste settimane per la benedizione pasquale, capita spesso che mi venga chiesto che cosa c’è di nuovo in parrocchia. Ammetto che la domanda mi mette in crisi e mi viene difficile rispondere. Tutto sembra un susseguirsi di eventi e di attività che scorrono e difficilmente ci si ferma a considerare il senso e il valore unico di ogni cosa e di ogni incontro. Un saggio dell’AT, il Qoelet, osserva tutto ciò che avviene nel mondo e conclude con un po’ di tristezza e di rassegnazione che «non c’è niente di nuovo sotto il sole» (1,9).
-Oggi però ci viene annunciato che Dio compie qualcosa di nuovo. Se l’opera delle nostre mani appare come una stanca ripetizione e la storia stessa vede ripetersi le stesse dinamiche e gli stessi errori (come le guerre), l’opera di Dio è una continua creazione, un’eterna novità. E se questo a noi non appare evidente, se Dio e la fede ci sembrano una gran noia, è solo perché abbiamo ridotto Dio e la fede alla piccola misura delle nostre opere e delle nostre idee.
-Se invece ci lasciamo stupire dal Vangelo e sappiamo leggere la storia secondo la sapienza dello Spirito Santo, ci accorgeremo della novità continua dell’opera di Dio in noi. Non come le nostre novità, che domani sono già vecchie. La novità di Dio non invecchia, non passa di moda. Il profeta oggi ci scuote e ci dice: «non ve ne accorgete?». Dio fa una cosa nuova, ma spesso noi cristiani rimaniamo alle nostre cose vecchie, aggrappati al “si è sempre fatto così”, e non ci prendiamo nemmeno la briga di leggere la storia e di considerare cosa Dio sta compiendo. Pensiamo che la novità consista nel cambiare le parole o i gesti della Messa, nel proporre i canti alla moda anziché quelli che si cantavano qualche anno fa, o nel cambiare i principi morali della Chiesa perché appaiono superati. Tutte cose che sembrano novità per il mondo, che valuta le cose di Dio con i propri criteri e non con quelli dello Spirito. Quando vogliamo cambiare delle cose nella vita della Chiesa non siamo sempre attenti alle novità che Dio compie, ai segnali che lui ci dà. Quello che il Sinodo della Chiesa sta facendo in questo tempo non è un’operazione da centro estetico: è piuttosto un’operazione “estatica”, non “estetica”, cioè di uscita da se stessa e di ascolto dello Spirito.
-Gesù nel Vangelo ci mostra quale sia quest’opera creatrice di Dio, questa novità nella quale vuole coinvolgerci. Non potremo mai fare qualcosa di veramente nuovo secondo l’opera di Dio che non rinnovi noi stessi. Cambiare l’esterno senza essere cambiati noi è un finto rinnovamento. Questa invece è la novità che Gesù suscita in coloro che lo interpellano sul “caso” della donna adultera. Chi viene da lui per accusare e condannare, viene rimandato al proprio cuore e ai propri peccati. Colei che viene posta di fronte a lui con i propri peccati passati, viene rimandata al futuro che Dio le ha preparato, alla possibilità di non peccare più.
-Questa è la grande novità che Dio ha posto nella storia e nella nostra vita: il perdono dei peccati. Un perdono che troppo poco noi andiamo a cercare perché non ne capiamo il valore e perché ci sentiamo giusti. Se questa scena si fosse svolta oggi, forse quella donna non sarebbe sopravvissuta: troppe volte infatti noi ci riteniamo senza peccato, giusti dentro ad un mondo di ingiusti da giudicare.
-Solo chi ha fatto esperienza del perdono gratuito di Dio può cambiare vita; chi invece si sente “a posto” con la coscienza davvero non potrà mai cogliere la bellezza della novità operata da Dio nella storia.
-San Paolo fece questa esperienza: lui che era un fariseo osservante della legge, in nome della quale aveva condannato tanti e aveva perseguitato i discepoli di Gesù, sperimentò l’amore di Dio rivelato nella croce di Cristo e rivolto proprio a lui, e tutto cambiò. Quello che prima era per lui motivo di vanto diventò spazzatura, e l’unica cosa che gli importava ormai non era di essere trovato moralmente perfetto, ma di essere trovato in Cristo, condividendo le sue sofferenze e partecipando della sua risurrezione.
-Il Signore ha fatto scaturire per noi sorgenti d’acqua nel deserto della nostra vita, quando ci ha chiamati a partecipare del suo amore gratuito, del suo perdono immeritato. Una legge che tratta la vita delle persone come dei casi su cui dare dei giudizi non ha nulla a che fare con il Dio della vita, perché preclude alle persone un futuro e le rinchiude nei propri errori passati. Gesù è venuto a portare una legge nuova, non più scritta sulla polvere e destinata ad essere cancellata, ma scritta nel cuore dell’uomo. Una legge che sa distinguere sempre il peccatore dal proprio peccato e quindi gli apre sempre una strada nuova.
-Che la Pasqua che stiamo per celebrare apra per tutti noi una strada nel deserto della storia, perché si dica tra le genti: «il Signore ha fatto grandi cose per loro».