Di fronte alle tragedie degli innocenti che invadono giornali e tivù, la gente a volte si chiede: «Cos’hanno fatto di male per meritarsi questo?». Una domanda antica quanto l’umanità. Gesù prende le distanze dal pensiero ebraico che vedeva un legame diretto tra una disgrazia e la punizione divina per un peccato, personale o dei propri antenati. Certamente all’origine del male c’è quasi sempre un peccato umano: quello di un lavoro mal realizzato dai costruttori della torre di Siloe, quello di despota sanguinario per Pilato, quello di tirannia per gli Egizi al tempo di Mosè. Anche di fronte alle calamità naturali, a onor del vero, le persone hanno spesso l’opportunità di difendersi con l’esperienza, la prudenza o il saggio utilizzo delle conoscenze mediche e tecnologiche.
Tuttavia, per tutti la vita terrena è limitata e a termine. Tutti hanno un tempo ignoto a disposizione, che scorre inesorabilmente, in qualsiasi modo lo riempiano. I fatti nefasti servono a ricordarci che ogni istante della nostra vita è prezioso ed è urgente la conversione per chi si accorge del male che compie.
L’obiettivo di ogni vita è quello di portare frutto, affinché altri possano favorirne: vale per un vegetale come per un essere umano. A noi il compito di lavorare sul corpo, sul cuore e sulla mente, per dare il nostro meglio. Altrimenti sarà l’anima a morire per sempre. E sarebbe la disgrazia più grande.
SIGNORE, HO IL TEMPO
Sono uscito, o Signore. Fuori la gente usciva. Andavano, venivano, camminavano, correvano. Correvano le bici. Correvano le macchine. Correvano i camion. Correva la strada. Correva la città. Correvano tutti. Correvano per non perdere tempo. Correvano dietro al tempo, per riprendere il tempo, per guadagnar tempo.
Arrivederci, Signore, scusi, non ho tempo. Ripasserò, non posso attendere, non ho tempo. Termino questa lettera, perché non ho tempo. Avrei voluto aiutarla, ma non ho tempo. Non posso accettare… per mancanza di tempo. Vorrei pregare, ma non ho il tempo.
Tu comprendi, o Signore, non hanno il tempo.
Il bambino, gioca, non ha tempo subito… più tardi… Lo scolaro, deve fare i compiti, non ha tempo… più tardi… L’universitario, ha i suoi corsi e tanto lavoro, non ha tempo… più tardi… Il giovane, fa dello sport, non ha tempo… più tardi… Il padre di famiglia, ha i bambini, non ha tempo… più tardi… I nonni, hanno i nipotini, non hanno tempo… più tardi… Sono malati! Hanno le loro cure, non hanno tempo… più tardi… Sono moribondi, non hanno… Troppo tardi! Non hanno più tempo.
Così gli uomini corrono tutti dietro al tempo, o Signore. Passano sulla terra correndo, frettolosi, precipitosi, sovraccarichi, impetuosi, avventati. E non arrivano mai a tutto, manca loro tempo, anzi manca loro molto tempo. Signore, Tu hai dovuto fare un errore di calcolo.
V’è un errore generale; le ore sono troppo brevi, i giorni sono troppo brevi, le vite sono troppo brevi. Tu, che sei fuori del tempo, sorridi, o Signore, nel vederci lottare con esso, e Tu sai quello che fai.
Tu non ti sbagli mai quando distribuisci il tempo agli uomini. Tu doni a ciascuno il tempo di fare quello che Tu vuoi che egli faccia. Ma non bisogna perdere tempo, sprecare tempo, ammazzare il tempo. Perché il tempo è un regalo che Tu ci fai, ma un regalo deteriorabile, un regalo che non si conserva.
Signore, ho il tempo. Tutto il tempo che tu mi dai. Gli anni della mia vita. Le giornate dei miei anni. Le ore delle mie giornate. Sono tutti miei. A me spetta riempirli, serenamente, con calma, ma riempirli tutti, fino all’orlo. Non ti chiedo, o Signore, il tempo di fare questo e poi ancora quello che io voglio. Ti chiedo la grazia di fare coscienziosamente, nel tempo che tu mi dai, quello che Tu vuoi ch’io faccia.
(padre Michel Quoist)
Look in Altum
(Domenica 27 Marzo dalle 15.00 alle 17.00)
Lancio dell’attività dell’oratorio voluto da don Fabio Betti
Questa attività nasce dal desiderio di offrire ai ragazzi la possibilità di “prendere il largo e di alzare lo sguardo verso il cielo”, per far sì che la loro vita possa essere valorizzata in tutte le sue sfaccettature. Il nome del progetto è tratto dal brano del vangelo di Luca nel quale Pietro, dopo una notte di pesca senza nessun risultato, incontra Gesù che lo invita a rimettersi in mare con queste parole: “Duc in Altum” che letteralmente significa “prendi il largo”. Lo spunto biblico di riferimento determina l’azione educativa nella direzione di un invito rivolto ai ragazzi a stare nella vita anche quando sembra essere troppo faticoso e controproducente, per imparare
a trovare la bellezza lì dove sembra non esserci con l’aiuto di una presenza di riferimento che li sorregga in questo passaggio importante.
DAI DISCORSI DI PAPA FRANCESCO
Il Salmo 16 afferma: “Il Signore mi ha dato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce” (Sal.16, 7) E questo è un dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio. Sappiamo quanto è importante nei momenti più delicati, poter contare sui suggerimenti di persone sagge e che ci vogliono bene. Ora attraverso il dono del consiglio è Dio stesso con il suo Spirito a illuminare il nostro cuore, così da farci comprendere il modo giusto di parlare e di comportarsi e la via da seguire…
La condizione essenziale per conservare questo dono è la preghiera. Pregare con le preghiere che tutti noi sappiamo da bambini, ma anche pregare con le nostre parole.
Pregare il Signore: “Signore aiutami, consigliami , cosa devo fare adesso?”
E con la preghiera facciamo spazio, affinchè lo Spirito venga e ci aiuti in quel momento, ci consigli su quello che tutti noi dobbiamo fare. Preghiamo col cuore perchè lo Spirito ci dia il dono del consiglio. Come tutti gli altri doni dello Spirito, anche il consiglio costituisce un tesoro per tutta la comunità cristiana. Il Signore non ci parla soltanto nell’intimità del cuore, ci parla si ma non soltanto li, ma ci parla anche attraverso la voce e la testimonianza dei fratelli. E’ davvero un dono grande poter incontrare degli uomini e delle donne di fede, che soprattutto nei passaggi più complicati e importanti della nostra vita ci aiutano a fare luce nel nostro cuore e riconoscere la volontà del Signore.