L’albero, le radici e i frutti
In questa settimana con il rito delle Ceneri si apre la Quaresima. Sarà un ulteriore appello a scendere nella nostra interiorità, a fare il punto su ciò che siamo e su ciò che vogliamo diventare, a capire di cosa si nutre la nostra anima, cosa l’appassiona e la riempie di vita e di eternità. Ci mettono sulla giusta lunghezza d’onda le letture di oggi, la sapienza del Siracide e la schiettezza di Gesù. Un’immagine è comune: dai frutti si riconosce l’albero. Così dalle parole e dalle opere di un uomo si riconosce ciò che è al centro della sua vita. «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene». Giova ricordare che nel linguaggio semitico il cuore non è sede dei sentimenti, ma dei pensieri, dei desideri, della volontà. Gesù dunque suggerisce di scandagliare ciò che ci muove all’azione, di fare attenzione ai nostri interessi e alle nostre scelte, di far crescere la bontà dentro di noi. Ecco l’opportunità della Quaresima: rendersi conto che nel nostro occhio ci sono spesso travi che non notiamo, vizi che non consideriamo più tali, omissioni la cui esistenza non ci sfiora minimamente. Eppure tutto questo aumenta l’ingiustizia e la sofferenza nel mondo, carica su altri pesi che non meritano, spegne la nostra vitalità. Solo così potremmo essere veri testimoni del Maestro, e sapremo guidare chi ci chiede lumi senza cadere ambedue in un fosso.
“Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in Ucraina. Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente nel mondo sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte.
Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra, il Padre di tutti non solo di qualcuno che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale.
E ora vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti
Gesù ci ha insegnato che alla insensatezza diabolica della violenza, si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra.
Papa Francesco
Aula Paolo VI
Mercoledì, 23 febbraio 2022
PRESERVACI, SIGNORE!
Dallo spargere sangue fraterno,
dalle tribolazioni e dallo spavento,
dalla coscienza che naufraga,
dal timore del futuro, preservaci, Signore!
Dal depravare i nostri figli
dal rendere schiavi i nostri spiriti,
dal rovellio della vendetta, preservaci, Signore!
Dalle torture inflitte ai giovani,
dall’umiliazione della nostra umanità,
da coloro che mentono, preservaci, Signore!
Dallo spezzare ciò che ci unisce,
dall’ignominia dello spirito, dalla follia,
preservaci, Signore!
Dalla profanazione del sacro e del santo,
dal dubbio su ciò che è più grande di noi,
dai mali della separazione, preservaci, Signore!
Per la solidarietà nazionale,
per tutto ciò che è nuovo,
per una vita pura, dacci forza, Signore!
(padre Jerzy Popieluszko)
VANGELO VIVO
Padre Giancarlo Bossi da Abbiategrasso (Milano) è stato missionario nelle Filippine per 32 anni. Lo chiamavano «gigante buono» per la sua statura atletica e corpulenta. Di indole lontanissimo dai riflettori e dai cerimoniali, aveva scelto da adulto il sacerdozio per vivere da povero tra i poveri. Divenne invece famoso per aver passato 40 giorni sequestrato da un gruppo di guerriglieri musulmani e fu invitato a dare la sua testimonianza a 300.000 giovani radunati a Loreto alla presenza di papa Benedetto XVI. Ha sempre difeso i suoi rapitori dicendo che lo «hanno trattato bene» e ha «pregato per loro». «Durante i 40 giorni del mio deserto nella foresta mi sono sentito rinnovare. La mia preghiera è diventata più essenziale e forte. La mia disponibilità a Dio più incisiva. Nelle difficoltà con forza si sperimenta la tenerezza di Dio». Non appena rimessosi in salute è voluto tornare nella sua patria di adozione. Là lo attendeva chi aveva quotidianamente bisogno di lui.