VIII domenica T.O. anno C 27/2/2022
-Tra le parole rivoluzionarie di Gesù sull’amore del ne-mico e sulla misericordia, lette domenica scorsa, e quelle sulla necessità di farci un profondo esame di coscienza prima di correggere il fratello, che abbiamo ascoltato og-gi, si pongono i fatti avvenuti in questi giorni drammatici, e non possiamo oggi ascoltare questa Parola senza cer-carvi una luce per questo momento buio della nostra sto-ria. La Parola di Dio infatti è viva ed illumina la nostra vita, donandoci uno spirito di discernimento per leggere la storia e per viverla nella volontà di Dio.
-La Parola di Dio non è mai un’arma impugnata da qual-cuno contro un altro e non serve per trovare ragioni con-tro le ragioni di altri: in queste cose siamo tutti esperti da soli, senza scomodare Dio. La Parola di Dio, invece, è sempre un faro potente che fa luce nei recessi oscuri del nostro cuore per chiamarci a conversione. Può infatti un cieco guidare un altro cieco? Possiamo noi essere luce del mondo se non facciamo luce in noi stessi?
-Condannare chi si fa artefice di una guerra e di minacce contro l’umanità è doveroso, ma è anche facile e a volte comodo: ci fa sentire dalla parte dei buoni e delle vittime. Fa crescere certo la solidarietà e l’unità, e questo è un grande bene, ma dobbiamo chiederci se tutto questo sia sufficiente per costruire la pace. Quando Gesù nell’ultima cena ha detto: «vi lascio la pace, vi do la mia pace» ha aggiunto: «non come la dà il mondo io la do a voi». Se facciamo piena luce in noi e sulla storia, ci accorgeremo che la nostra solidarietà e la nostra attenzione si accendo-no solo quando i fatti di male ci minacciano da vicino. Finché negli ultimi 8 anni quella guerra si combatteva “a bassa intensità”, pur mietendo migliaia di vittime, pochi ne erano a conoscenza o dimostravano interesse. Così come pochi sanno o si interessano di situazioni dramma-tiche che da mesi e anni si consumano per tutto il pianeta, a distanza di sicurezza da noi: in Afghanistan, in Myan-mar, in Corea del Nord, in Siria, in Palestina, in Yemen, nel Tigrai, in Congo, in Nigeria, in Libia, e potremmo proseguire con una lunghissima lista di veri e propri cri-mini contro l’umanità perpetrati con il silenzioso assenso delle grandi potenze e compiuti anche grazie alle armi che noi continuiamo a vendere.
-Occorre una rinnovata presa di coscienza civile da parte nostra: noi siamo complici di un sistema di morte. Certo, la politica mondiale è una cosa molto complessa e noi possiamo sentircene spettatori inermi. Ma chiediamoci: qual è la trave che acceca i nostri occhi, pure capaci di vedere il male e le ingiustizie commesse dai grandi della terra? E come possiamo togliere questa trave?
-La trave, ci dice Gesù, è quel sentimento di presunzione di bene che ci portiamo dentro, che ci fa sentire giusti perché non facciamo del male a nessuno, o al massimo ci difendiamo dagli altri che ci fanno del male. Il principio di ogni guerra, in fondo, sta in questa presunzione: io so-no dalla parte giusta, gli altri no; gli altri sono nemici da cui difendermi. Come dice San Paolo, forza del peccato è la Legge: se io mi fermo alla lettera della Legge e non so andare oltre, perché quel che conta è la mia giustizia, questo non toglierà il peccato, e la Morte continuerà a re-gnare. Questa è la nostra esperienza quotidiana.
-Come togliere questa trave, come vincere sulla Morte, Gesù ce lo ha detto nel Vangelo di domenica scorsa: ri-spondendo al male con il bene, riconoscendo sempre nell’altro l’immagine di Dio, vivendo la misericordia come stile che mi fa somigliare a Dio Padre.
-Potremmo dire oggi: imparando la santa umiltà di Cristo, che ha preso su di sé il peccato del mondo e in questo modo l’ha vinto. Per mezzo suo, Dio ci dà la vittoria sul-la Morte.
-Quindi non dovranno i nostri Stati reagire alla grande minaccia di guerra che si sta allargando sul mondo? Cer-to, è inevitabile, forse è già anche tardi. Ma il Vangelo non serve per delineare le strategie diplomatiche o milita-ri: il Vangelo serve a noi, alla nostra conversione, perché il principio di ogni guerra sta nel cuore degli uomini. Quando noi ci spaventiamo di fronte alla minaccia della guerra, vediamo solo la punta dell’iceberg; sarebbe bene cominciare a considerare seriamente ciò che sta sotto la superficie, il male che cova dentro ciascuno di noi. Quello prima di tutto deve spaventarci e farci reagire. Quello è l’unico vero nemico da combattere; ma spesso è l’unico con cui scendiamo volentieri a compromessi e che giusti-fichiamo anziché condannarlo senza sconti.
-La quaresima che sta per iniziare sia il tempo nel quale sradicare la pianta della presunzione e coltivare l’albero buono dell’umiltà, l’albero della croce dal quale scaturi-sce la vittoria sul peccato e sulla morte, così che possiamo celebrare una Pasqua ricca di buoni frutti.