Rallegratevi ed esultate
In quale gruppo citato oggi dal Vangelo ci collocheremmo? Nei ricchi o nei poveri? Nei sazi o negli affamati? Tra quelli che ridono o quelli che piangono? Tra gli stimati o tra i disprezzati? Sembra che Gesù ribalti le categorie del mondo: guai ai primi, beati gli ultimi! In realtà, Gesù mette in guardia: davvero pensate che la ricchezza materiale, la sazietà, l’allegria e l’onor del mondo siano la via della vita e della felicità? Non è così, dice ai suoi discepoli. I poveri di cose sono molto più ricchi di forza, interiorità e generosità dei grandi possidenti. I sazi spesso hanno perso la volontà di cercare, di scoprire, di allargare gli orizzonti. Quelli che non hanno mai pianto non sapranno comprendere chi soffre. Sì, i profeti del mondo buono sono stati spesso insultati e disprezzati, ostacolati e perseguitati, mentre quelli falsi sono stati osannati alla loro ascesa, ma giustiziati dalla storia.
Gesù parla del suo Regno, assicurato nel Paradiso, e in costruzione sulla terra. Gli esseri umani cercano la tranquillità e la gioia, ma la corsa ai beni materiali e il loro possesso egoistico sono fuorvianti. Pur senza cercare la croce, nessuno si scoraggi quando arriva, se è frutto della ricerca della verità e del bene. «Rallegratevi ed esultate» significa «fatevi forza» perché Dio è con voi e la beatitudine non vi sfuggirà. Viceversa, potrebbe sfuggire a chi si è fidato troppo di ciò che ha conquistato, se poi ha perso ciò che nella vita conta davvero: crescere, capire, amare.
BEATO CHI VEGLIA
Beato chi veglia con un cuore di povero,
l’amore di Dio è il suo regno.
Beato chi non mostra mai i pugni chiusi,
il fiore di Dio cresce fra le sue dita.
Beato chi per amore ha delle tribolazioni,
il sangue di Dio scorre nelle sue vene.
Beato chi soffre per la giustizia,
il cuore di Dio gli è aperto.
Beato chi non cessa di perdonare,
la gioia di Dio è il suo segreto.
Beato chi vede ogni cosa con occhi di fanciullo,
le sembianze di Dio gli sono note.
Beato chi dà la sua vita per la pace,
le braccia di Dio gli sono promesse.
Beato chi rischierà per me la sua testa,
il canto di Dio gli farà festa.
(Alain Lerbret)
VANGELO VIVO
Nel testamento spirituale dettato al suo segretario poche settimane prima di morire, il cardinal Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, scrive: «Tutta la mia vita è rivolta verso il Signore, che ha riempito la mia esistenza. Il Signore ha talmente accompagnato ogni mio passo che non mi sono mai sentito solo ed è proprio Gesù che ora mi apre le braccia. Posso dire che Lui è stato al mio fianco e ha riempito la mia mente, il mio cuore, tutto di me. Attraverso di Lui ho sentito di essere fratello di tutti gli uomini, particolarmente dei poveri, dei malati e delle persone sole ed abbandonate. Io sono nato povero e nonostante una vita piena di contatti con tante persone, tante situazioni e nonostante il mio percorso nella Chiesa, sono rimasto povero e quindi non ho nulla da lasciare; ho da lasciare soltanto amore; l’amore con cui ho cercato di incontrare gli altri; e ora che sono ai momenti ultimi della mia vita intendo fare, mettendo tutto nelle mani di Dio, il dono di me al Signore. Non mi volto indietro se non per ringraziare e corro verso il Signore per lasciarmi abbracciare totalmente da Lui. Miserere. Amen. Alleluia».
DALLA LETTERA DI PAPA FRANCESCO AGLI SPOSI
IN OCCASIONE DELL’ANNO “FAMIGLIA AMORIS LAETITIA” (parte finale)
Cari sposi
non esitate ad appoggiarvi alle vostre famiglie e alle vostre amicizie, alla comunità ecclesiale, alla parrocchia, per vivere la futura vita coniugale e familiare imparando da coloro che sono già passati per la strada che voi state iniziando a percorrere. Prima di concludere, desidero inviare un saluto speciale ai nonni e alle nonne che nel periodo di isolamento si sono trovati nell’impossibilità di vedere i nipoti e di stare con loro; alle persone anziane che hanno sofferto in maniera ancora più forte la solitudine. La famiglia non può fare a meno dei nonni, essi sono la memoria vivente dell’umanità, «questa memoria può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente». San Giuseppe ispiri in tutte le famiglie il coraggio creativo, tanto necessario in questo cambiamento di epoca che stiamo vivendo, e la Madonna accompagni nella vostra vita coniugale la gestazione della cultura dell’incontro, così urgente per superare le avversità e i contrasti che oscurano il nostro tempo. Le tante sfide non possono rubare la gioia di quanti sanno che stanno camminando con il Signore. Vivete intensamente la vostra vocazione. Non lasciate che la tristezza trasformi i vostri volti. Il vostro coniuge ha bisogno del vostro sorriso. I vostri figli hanno bisogno dei vostri sguardi che li incoraggino. I pastori e le altre famiglie hanno bisogno della vostra presenza e della vostra gioia: la gioia che viene dal Signore!
Vi saluto con affetto esortandovi ad andare avanti nel vivere la missione che Gesù ci ha affidato, perseverando nella preghiera e «nello spezzare il pane» (At 2,42).
E per favore, non dimenticatevi di pregare per me; io lo faccio tutti i giorni per voi.
Fraternamente,
†Francesco