Il liberatore
Quale persona non desidera la liberazione da qualcosa? Una malattia, un cruccio, una paura, un vizio, una dipendenza… o in alcuni paesi la negazione di un diritto fondamentale dell’uomo. Per questo il messaggio di Gesù è sempre attuale: Lui è il nostro liberatore definitivo dal male, dall’ingiustizia, dalla morte.
Gli Ebrei avevano ben chiaro che si trattava di fiducia nel proprio Dio: come era già avvenuto nella storia, dalla liberazione dalla schiavitù egiziana al tempo di Mosé a quella dall’esilio a Babilonia, Lui sarebbe intervenuto per salvarli. Molti pensavano a un liberatore politico: Gesù invece ritiene più efficace lavorare sui cuori e sulle coscienze degli uomini. In effetti, in una comunità che vive l’accoglienza e l’amore non ci sono più oppressi, perché ognuno si mette nei panni degli altri; non ci sono più prigionieri, perché regna la giustizia e l’onestà; non ci sono più poveri, perché chi ha più del necessario lo mette a disposizione degli altri. Gesù mette in luce gli aspetti migliori della tradizione biblica, solitamente ascoltati nelle sinagoghe, coniugando le attese al presente: nell’oggi si realizza questa profezia, si compie la liberazione, si ridona la vista, si cancellano le oppressioni, ci si contagia di gioia per un Dio che riempie di doni chi ascolta il suo Spirito e segue la sua voce.
Tocca ai cristiani, oggi, seguire i suoi passi e diventare liberatori in ogni ambito in cui abbiamo occasione di stare e lavorare.
Omelia di don Francesco Pieri
al funerale di don Fabio Betti
La comunità di Nostra Signora della Fiducia è ancora incredula e attonita per la troppo precoce, troppo rapida partenza da noi del caro don Fabio.Per molti è stato un amico, per tutti è stato un fratello. Vogliamo conservare il suo senso di fraternità come caratteristica distintiva, come eredità del suo ministero. Per noi presbiteri lui era un animatore delle nostre occasioni conviviali che viveva e sentiva come espressione e anche fondamento di una famiglia che deve costruirsi. Fabio ha condiviso con tutti noi e trasmesso questo spirito di fraternità evangelica con la semplice affabilità che lo contraddistingueva. Il ricordo che è stato scelto per lui e che riceveremo domani è questa frase del Vangelo “Uno solo è il padre e noi tutti fratelli” Anche se un po’ tutti eravamo in apprensione per le sue precarie condizioni di salute, lui ha sempre saputo infondere buonumore, serenità e fiducia a quanti condividevano con lui una parte della loro giornata. Ha vissuto con appassionata dedizione il suo ministero parrocchiale donando speranza e conforto a quanti erano bisognosi delle sue parole.Ha testimoniato con i suoi modi diretti, ma mai ruvidi, la sua schietta fede nel Signore risorto. Quello stesso Risorto cui ora egli ci invita a guardare con fede speranzosa innalzando i nostri occhi velati dal pianto. Sappiamo che ci servirà non poco tempo per curare questa profonda ferita che sentiamo nell’animo, ma attendiamo nonostante tutto fiduciosi dal Dio di ogni consolazione che ci prenda per mano e sappia accompagnarci con delicatezza nel trasformare il dolore che stasera ci ammutisce nella consapevolezza sempre più piena che sorella morte non può cancellare la traccia profonda che con il suo passaggio tra noi lui ha lasciato in ognuna delle nostre vite. Non vorrebbe don Fabio, stasera e nelle tante altre giornate in cui la sua mancanza tornerà a ferirci come un’amarezza intollerabile, non vorrebbe vederci in preda dello sconforto, come quanti non hanno speranza. Piuttosto ci rimprovererebbe con qualche parola giusta in uno schietto bolognese e ci chiederebbe di continuare a vivere e sperare insieme, sorreggendoci a vicenda nella nostra quotidiana fatica. Ci chiederebbe, anzi ci chiede, di consolarci a vicenda con le parole della fede, ravvivando la consapevolezza di quella paternità divina di cui la sua vita ha voluto essere un segno.
A Dio ora il suo silenzio lascia la parola.
Dopo avergli testimoniato l’affetto con la nostra vicinanza fino ad oggi, ora non facciamogli mancare la consolazione di una comunità per cui continuare a camminare nella speranza e carità, vicendevole e verso tutti, diviene un compito ancora più incalzante per il futuro nel nome di quanti ci hanno preceduto con il segno della fede e ora anche nel suo nome.
INSEGNACI AD AMARE
Signore, insegnaci a non amare noi stessi,
a non amare soltanto i nostri,
a non amare soltanto quelli che ci amano.
Insegnaci a pensare agli altri,
ad amare in primo luogo quelli che nessuno ama.
Signore, facci soffrire della sofferenza altrui.
Facci la grazia di capire che ad ogni istante,
mentre noi viviamo una vita troppo felice, protetta da te,
ci sono milioni di esseri umani,
che sono pure tuoi figli e nostri fratelli,
che muoiono di fame
senza aver meritato di morire di fame,
che muoiono di freddo
senza aver meritato di morire di freddo.
Signore, abbi pietà di tutti i poveri del mondo.
Abbi pietà dei lebbrosi,
ai quali tu così spesso hai sorriso
quand’eri su questa terra.
E perdona a noi di averli,
per una irragionevole paura, abbandonati.
E non permettere più, Signore,
che noi viviamo felici da soli.
Facci sentire l’angoscia della miseria universale,
e liberaci da noi stessi. Amen.
(Raul Follereau, giornalista e filantropo)
VANGELO VIVO
Don Franco De Pieri è stato fondatore e guida, per circa trent’anni, del «Centro di solidarietà Don Milani». Cinquemila si calcola che siano i giovani da lui strappati all’eroina e ad altre forme di dipendenza. Negli anni della sua presidenza una realtà nata dall’opera di pochi volontari è divenuta un’impresa sociale da oltre 150 dipendenti. Stimato in tutta Italia nel campo delle tossicodipendenze, è stato vicepresidente della Federazione Mondiale delle Comunità Terapeutiche. A Mestre lo ricordano parroco dei «primi» e degli «ultimi», capace di accompagnare anche chi non crede o crede a metà.