Dall’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco
148. In realtà, una sana apertura non si pone mai in contrasto con l’identità. Infatti, arricchendosi con elementi di diversa provenienza, una cultura viva non ne realizza una copia o una mera ripetizione, bensì integra le novità secondo modalità proprie. Questo provoca la nascita di una nuova sintesi che alla fine va a beneficio di tutti, poiché la cultura in cui tali apporti prendono origine risulta poi a sua volta alimentata. Perciò ho esortato i popoli originari a custodire le loro radici e le loro culture ancestrali, ma ho voluto precisare che non era «mia intenzione proporre un indigenismo completamente chiuso, astorico, statico, che si sottragga a qualsiasi forma di meticciato», dal momento che «la propria identità culturale si approfondisce e si arricchisce nel dialogo con realtà differenti e il modo autentico di conservarla non è un isolamento che impoverisce». Il mondo cresce e si riempie di nuova bellezza grazie a successive sintesi che si pro-ducono tra culture aperte, fuori da ogni imposizione culturale.
149. Per stimolare un rapporto sano tra l’amore alla patria e la partecipa-zione cordiale all’umanità intera, conviene ricordare che la società mon-diale non è il risultato della somma dei vari Paesi, ma piuttosto è la comu-nione stessa che esiste tra essi, è la reciproca inclusione, precedente rispetto al sorgere di ogni gruppo particolare. In tale intreccio della comunione universale si integra ciascun gruppo umano e lì trova la propria bellezza. Dunque, ogni persona che nasce in un determinato contesto sa di apparte-nere a una famiglia più grande, senza la quale non è possibile avere una piena comprensione di sé.