«Questo (…) fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù».
-Non si tratta solo del primo miracolo, come in una statistica o una numerazione. Si tratta del principio, quello che dà senso a tutto il resto. Il segno dell’acqua mutata in vino ci fa comprendere tutto il Vangelo. Infatti qui viene anticipata l’ora di Gesù, quella della passione e morte, dove lui si è rivelato come lo Sposo che dà la vita per la sposa.
-Avevamo lasciato Gesù nelle acque del fiume Giordano, battezzato da Giovanni. L’acqua per gli Ebrei aveva un si-gnificato molto importante di purificazione, e il battesimo di Giovanni voleva proprio significare questa purificazione dai peccati, come quando siamo sporchi e ci laviamo per tornare ad essere puliti e profumati.
-La religiosità del popolo di Israele aveva sempre più as-sunto un carattere di purificazione rituale, come ci indicano quelle anfore di pietra del Vangelo. Occorreva purificarsi continuamente prima di svolgere tante attività quotidiane, come il mettersi a tavola. Non era una questione igienica, ma appunto di purificazione. Non si trattava di un comandamento di Dio, ma di una tradizione religiosa che si era fatta strada nel tempo. Nulla di strano: in fondo la religiosità di molti anche oggi è fondata su principi esteriori e moralistici, più che su un vero esercizio di conversione del cuore. In fondo è più facile e comodo compiere atti religiosi esteriori, magari anche difficili, come lunghe preghiere, digiuni, sacrifici vari, che lasciarsi lavorare dalla Parola di Dio per vivere secondo lo spirito del Vangelo.
-Questo è un problema che ci riguarda da vicino, perché la nostra fede cristiana viene percepita per la gran parte della gente come una cosa triste, un insieme di rinunce, di impe-gni, di obblighi e divieti che impediscono di gustare il bello della vita. Forse ci accorgiamo che se non commettiamo certi peccati che vanno di moda nel mondo è solo per paura di una punizione o del giudizio altrui, non certo per una sincera convinzione. Esteriormente condanniamo chi li commette, interiormente però li invidiamo, perché ci sembra che chi non si pone problemi etici sia più felice e fortunato di noi!
-È venuto a mancare il vino al nostro banchetto di nozze: cerchiamo di tenere in piedi una festa che è già fallita, per-ché manca l’elemento della gioia e dell’amore. La madre di Gesù se ne accorge e dice al Figlio: «Non hanno vino». Questa umanità è condannata alla tristezza, e nessuno può farci nulla, tranne tu. Anticipa la tua ora, vieni come lo Sposo che ci chiama con un nome nuovo, non più “Abbandonata” e “Devastata”, ma “Mia Gioia” e “Sposata”. Se tu gioirai di noi, nonostante i nostri fallimenti e la nostra religiosità così meschina, la tua gioia ci farà vivere di nuovo, il vino tornerà a scorrere. Se siamo stati battezzati nell’acqua di un cristianesimo triste e distante dall’umanità reale, ora tu puoi immergerci nel fiume straripante della tua gioia e del tuo amore per gli uomini.
-Il primo dei segni di Gesù corrisponde alle ultime parole di sua Madre riportate nei vangeli, che suonano come un testamento per tutti noi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
-La Parola di Dio ci purifica davvero, non all’esterno, ma all’interno, grazie all’obbedienza alla volontà di Dio. L’obbedienza ci purifica, perché Dio sfugge alle nostre forme religiose, fatte su misura del nostro cuore e non del suo amore. E la parola di Gesù è questa: «Riempite d’acqua le anfore». La nostra religiosità triste ci chiede di fare del vuoto, di privarci di qualcosa, di fare sempre delle rinunce; Gesù invece ci chiede di riempire la vita. Riempirla, certo, di quel che possiamo mettere noi, che è solo acqua: la nostra povera umanità, con tutti i suoi difetti, quello che ci sembra sempre indegno di Dio. Se tu non metti nelle mani di Gesù la tua vita reale, la tua storia che non ti piace, lui non potrà farne il vino per la festa dell’umanità. Se tu rimani a distanza a lamentarti di come vanno le cose e non ci metti la faccia come i servi del Vangelo, sarai sempre il rappresentante della brutta copia del Vangelo, quella che non piace a nessuno, neanche al Signore, che è Dio della vita e della gioia.
-Non siamo fatti per la rinuncia, ma per la condivisione; se ci svuotiamo, è solo per riempire. Come disse Papa Bene-detto ai giovani, «non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto». Qui sta il principio dei segni di Gesù, qui sta il senso del Vangelo: se creando ogni cosa Dio aveva già preparato il vino per la festa e noi con i no-stri peccati abbiamo annacquato quel vino, in Gesù ora ci viene donato in abbondanza e per sempre il vino buono. Gesù è venuto non per farci sopravvivere, ma per farci vi-vere; non a tappare buchi, ma a riempire del vino della gioia le nostre coppe vuote. Fidiamoci dunque di lui e facciamo qualunque cosa lui ci dirà.