-Quest’anno il calendario ci porta a celebrare la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe il giorno dopo il Natale. E davvero il mistero del Natale illumina quello della famiglia, non solo quella di Gesù, ma anche le nostre.
-Può apparirci strano accostare le nostre famiglie a quella di Gesù. Infatti possiamo avvertire nelle nostre case e nelle vicende familiari quotidiane un senso di estrema distanza dal modello della Santa Famiglia. Viviamo poi in una società che non sa più riconoscere il primato della famiglia e in una cultura che semina confusione e disprezza l’istituto familiare. Chi oggi ha il coraggio di mettere su famiglia, è una specie di eroe, e molti lo vedono come un sognatore, di fronte alla realtà di famiglie disastrate, di coppie che scoppiano, di figli contesi, di violenze domestiche.
Quale luce può dare oggi il Natale alla nostra esperienza di famiglia? Innanzitutto la famiglia di Gesù non ci fa la morale, e questo è già un grosso sollievo. Non si pone di fronte a noi per stabilire confronti. Piuttosto il Vangelo non teme di presentarcela con problemi simili ai nostri: Maria e Giuseppe sembrano genitori piuttosto distratti, dato che riescono a perdere il figlio Gesù in viaggio; dal canto suo, Gesù che rimane a Gerusalemme senza dire nulla assomiglia ai nostri figli, che crescendo diventano un po’ ribelli, fanno di testa propria, non si rendono conto dei rischi che corrono con le proprie scelte avventate e magari rispondono anche di traverso ai genitori. Maria e Giuseppe, come tutti i genitori, non riescono a capire il proprio figlio, sembrano parlare linguaggi diversi.
-Insomma, oggi la Parola di Dio ci consola, ci dice che forse non siamo del tutto sbagliati se in casa nostra ci sono incomprensioni, litigi, silenzi; se tra genitori e figli si creano tensioni e non ci si capisce; se ci sono momenti di nervosismo, di angoscia; se ci si sente inadeguati. Il Verbo si è fatto carne ed ha abitato tra noi: non si è costruito una famiglia di supereroi e non è stato testimonial per le pubblicità del Mulino Bianco. Dio si è fatto uomo in una famiglia come le nostre, per dirci che non dobbiamo vergognarci della nostra carne, delle nostre fragilità, dei nostri fallimenti; anzi, proprio i nostri limiti ci dicono che siamo un mistero a noi stessi, e davanti al mistero si sta come Maria, che custodiva queste cose nel suo cuore; come Gesù, che pur sapendo di doversi occupare delle cose del Padre suo, rimane sottomesso a Maria e Giuseppe.
-La famiglia di Gesù non è santa perché è senza limiti e senza problemi, ma perché non è mai fuggita dalla propria realtà, riconoscendo che lì passava la chiamata di Dio.
-Così ogni genitore si santificherà nel vivere tutta la fatica e le contraddizioni dell’educazione, di fronte agli atteggiamenti incomprensibili dei figli che crescono, riconoscendo che quei figli non gli appartengono e che portano in sé un mistero da scoprire e da contemplare; che l’esperienza del padre e della madre è un’esperienza “pasquale”, cioè si realizza solo passando attraverso il mistero della croce, non evitandolo a sé o ai figli.
-Ogni figlio si santificherà non nonostante la propria famiglia, ma a partire da lì, dalla palestra dell’obbedienza, dall’esperienza non sempre facile della fraternità, dal riconoscere che se i genitori non lo capiscono e lo sgridano non è per poco amore, ma perché desiderano per lui un bene che non sa ancora vedere.
-Marito e moglie si santificheranno non se andranno sempre d’accordo su tutto, ma se non si stancheranno di cercare la volontà di Dio, che è diversa da quella di uno e dell’altra. Faranno della loro unione una liturgia quotidiana fatta di gesti e di parole capaci di renderli un sacrificio vivente, santo e gradito a Dio.
-In una parola, la luce che il Natale getta sul mistero della famiglia è questo: prima che essere sposi, padri, madri, figli, nipoti, nonni, siamo tutti figli di Dio in Gesù. E ciò che saremo non è stato ancor rivelato: per questo occorre imparare ad avere uno sguardo di grande stupore e rispetto nei confronti dell’altro, perché lì c’è la presenza misteriosa di Dio. L’altro non ci appartiene, perché è “richiesto per il Signore”: per questo siamo pronti ad accoglierlo e a restituirlo a Dio, come Anna con il figlio Samuele.
-Chiediamo al Signore il dono di questa grande libertà che è propria dei figli di Dio: solo in questa libertà saremo capaci di amarci gli uni gli altri come Gesù ci ha insegnato.